domenica 8 giugno 2008

La prima mafia sarda

Da La Nuova Sardegna

CAGLIARI - A Barisardo l'associazione mafiosa c'era. Tra il 1996 e il 1998 omicidi e bombe corrispondevano a un disegno elaborato per condizionare la vita politica del paese, annientare gli avversari e conquistare il potere locale. A sei anni e mezzo dalla sentenza del tribunale di Lanusei («una lettura angelica dei fatti» l'ha definita il pg Alessandra Pelagatti nella requisitoria del 31 marzo) il teorema della Dda di Cagliari è dimostrato dalla Corte d'Appello: l'ex segretaria della Cgil Maria Ausilia Piroddi era la mente della piovra d'Ogliastra, il suo amante Adriano Pischedda il braccio operativo. Col 'processo Tuono' è la prima volta nella storia giudiziaria dell'isola che il famigerato '416 bis', il reato di promozione e costituzione di un'associazione di stampo mafioso, compare in una sentenza.

Altri sette imputati - Sebastiano Puggioni, Mario Cabras, Giuseppe Carta, Sandro Demurtas, Enrico Deiola, Giampaolo Locci e Vittorio Salis - sono colpevoli di aver partecipato all'associazione criminale, una responsabilità non di vertice, comunque forte, che si tramuta però in pene complessivamente più lievi rispetto alle richieste della Procura generale ma molto più elevate in confronto al giudizio di primo grado. Allora le assoluzioni furono sei e le condanne nove: ieri mattina, con un capo d'imputazione sfrondato dalle prescrizioni (spariti i danneggiamenti, le minacce e parte delle contestazioni minori legate ad armi ed esplosivi) i giudici d'appello hanno condannato tutti e undici gli imputati rimasti sotto processo, gli ultimi due - Salvatore Puggioni e Marco Salis - colpevoli di fabbricazione, detenzione e porto illegale d'armi ma estranei al reato associativo.

Nel complesso la sentenza di Lanusei esce stravolta dal passaggio in appello: due assoluzioni (Piroddi e Salvatore Puggioni) sono tramutate in condanne, otto pene vengono rideterminate e una (Marco Salis) ritoccata verso il basso ma solo per via della prescrizione. La Piroddi e Salvatore Puggioni sono interdetti per sempre dai pubblici uffici e sospesi dalla potestà di genitori, così come Mario Cabras, Giuseppe Carta e Sandro Demurtas. I giudici hanno stabilito anche provvisionali immediatamente esecutive di diecimila euro a favore delle parti civili, col pagamento delle spese di giudizio. I giudici hanno letto il dispositivo della sentenza alle undici e mezzo: nessuno degli imputati era presente, la difesa era rappresentata in buona parte dalle seconde linee.

Che l'aria fosse diversa, rispetto al tribunale di Lanusei, s'era intuito il giorno della requisitoria. Un atto d'accusa durissimo, quasi sferzante nei confronti dei giudici del primo grado chiuso con richieste di condanna per 101 anni: «In primo grado - aveva detto il pg Pelagatti - era stata data una lettura a tratti superficiale dei fatti di Barisardo». Perchè in Ogliastra la mafia c'era, col suo carico di bombe e fucilate. C'era «l'abbraccio mortale, lo strettissimo rapporto criminale fra Maria Ausilia Piroddi e il suo amante Adriano Pischedda, un rapporto insieme affaristico e sentimentale». Per l'accusa l'ex segretaria della Cgil voleva-doveva diventare sindaco, provare a fermarla equivaleva a rischiare la pelle. E' tutto scritto nelle carte processuali del 'processo Tuono', carte ingiallite dal tempo che raccontano ancora e chiaramente una storia senza precedenti nell'isola, storia ricostruita con determinazione dai pubblici ministeri Mario Marchetti e Fabrizio Tragnone, cui il tempo e altri giudici hanno dato ragione. Quella di una piovra che tra la fine del 1996 e la fine del 1998 avrebbe avvinto Barisardo in una stretta di piombo.
CAGLIARI - A Barisardo l'associazione mafiosa c'era. Tra il 1996 e il 1998 omicidi e bombe corrispondevano a un disegno elaborato per condizionare la vita politica del paese, annientare gli avversari e conquistare il potere locale. A sei anni e mezzo dalla sentenza del tribunale di Lanusei («una lettura angelica dei fatti» l'ha definita il pg Alessandra Pelagatti nella requisitoria del 31 marzo) il teorema della Dda di Cagliari è dimostrato dalla Corte d'Appello: l'ex segretaria della Cgil Maria Ausilia Piroddi era la mente della piovra d'Ogliastra, il suo amante Adriano Pischedda il braccio operativo. Col 'processo Tuono' è la prima volta nella storia giudiziaria dell'isola che il famigerato '416 bis', il reato di promozione e costituzione di un'associazione di stampo mafioso, compare in una sentenza.


3 commenti:

Adduso ha detto...

Una perplessità, MA COSA è LA MAFIA ???

Innanzitutto un doveroso PLAUSO alle Forze dell’Ordine ed ai Magistrati di Barisardo e Lanusei.

Ma detto questo, trovo, a mio semplice parere, un grande scollamento tra la mafia com’è descritta nella letteratura e soprattutto nella storia e l’interpretazione di diritto che ne dà la Magistratura.

La mafia, per comune sentire, la si può sintetizzare in questi termini:

Un gruppo di persone, che per cultura familiare, politica ed intellettuale hanno una visione sottomessa degli altri, tanto da avvalersi della propria posizione politica, istituzionale, professionale, oppure della forza criminale, per intimidire, condizionare, assoggettare e dominare una parte più o meno piccola di territorio o anche intere zone regionali, per fini elettorali, controllo sociale, lavorativo, occupazionale, economico e civile, al fine di trarre vantaggi per se e per terzi apparentati, affiliati, colleghi, amici e subordinati.

Che si identifichi quindi la mafia in qualcosa che possa sparire immediatamente dopo essere stata colpita nel solo gruppo criminale che ne teneva le redini, personalmente lo trovo un po' riduttivo.

Questo lo dico, poiché questa definizione giuridica di mafia mi pare in ultimo stranamente penalizzata, seppure l’art. 416 bis c.p., specialmente al comma 3, mi sembra invece abbastanza chiaro, ma evidentemente per l’autorevole punto di vista giuridico non è così ed in tal senso, sempre a mio discreto avviso, è pure eloquente la sentenza della Suprema Corte n. 33748/2005.

E questo m’inquieta, perché mentre da un lato i soliti blasonati della Tv, politici, intellettuali, giornalisti, ecc, (evidentemente) ci riempiono di molte belle parole e propositi, dall’altro il nostro “nobile” Parlamento, non mi risulta che anche con governi contrapposti, si sia mai preoccupato negli ultimi anni di rendere la norma antimafia più rispondente alla realtà quotidiana, soprattutto politica.

Ma figurarsi, cosa vado dicendo, altrimenti come farebbero a “spartirsi” il potere politico-istituzionale “mafioso” con il quale, quasi tutti in questo Stato ci “pascolano” come fossimo solo “un gregge di ruminanti”.

Anonimo ha detto...

mafia, ndrangheta, camorra, vaticano, massoneria, gladio...
tanti e tanti problemi italiani

Adduso ha detto...

Si sarà vero, ma … personalmente non credo ai misteri se non quelli ancora non compresi dalla scienza e tanto meno mi fermerei davanti ai dogma, sia essi religiosi, che sociali e politici.

A mio avviso sono sempre delle persone (burocrati, intellettuali, dirigenti, giornalisti, consulenti, professionisti, direttori, magistrati, presidenti, ispettori, ecc.) che “appartenendo” esplicitamente o indirettamente ad associazioni e partiti (o sono da questi "prezzolati") e lavorando oppure rivestendo ruoli rilevanti nei livelli alti dello Stato, possono in mancanza di regole e responsabilità ferree e soprattutto controlli periodici sanciti per legge, fuorviare, insabbiare, alleggerire o ingigantire i fatti, a seconda degli interessi di "ciò" a cui solo "legati" e quindi anche del loro tornaconto personale e corporativo.

Ma basta solo semplicemente provare ad accennare questi aspetti che subito, paradossalmente, le prime critiche ed invettive che si scatenano sono quelle della gente comune, alla quale “toglietegli tutto, pure la pasta, ma non toccategli i loro fantasmi, spiriti, misteri, maghi, ecc.”.