sabato 29 marzo 2008

RITA BORSELLINO: CONTRO TUTTE LE MAFIE


Giovedì 27 marzo a Bologna la Sinistra l'Arcobaleno ha organizzato un incontro con Rita Borsellino, candidata capolista al Senato in Emilia Romagna.
Hanno partecipato anche Paolo Cento, Katia Zanotti, Libero Mancuso e Padre Benito Fusco: tutti intervenuti per parlare della mafia che controlla i territori del Mezzogiorno, ma reinveste il denaro sporco nel nord Italia, ma soprattutto per dare il benvenuto a Rita, che rappresenta una candidatura fondamentale per tutta la Sinistra Arcobaleno.
La Borsellino ha ripercorso la propria storia personale, dall'impegno nel mondo dell'antimafia, cominciato dopo la morte del fratello Paolo, fino all'ingresso in politica poco più di due anni fa, come candidata per l'Unione alla presidenza della Sicilia.
Non avevo mai partecipato ad un incontro con Rita Borsellino e devo dire che mi ha molto emozionato: Rita ha parlato senza fermarsi mai, come un torrente in piena. Il suo è un esempio importantissimo di trasparenza e umiltà della società civile che fa politica, laddove l'arroganza della politica ufficiale domina oggi incontrastata: troppi, troppi, troppi fingono col dimenticare che c'è un certo Crisafulli candidato per il Pd al Senato, ci sono Salvatore Cuffaro e Calogero Mannino per l'Udc... e poi sopra tutti gli altri un nome: Berlusconi, ancora una volta lui, un uomo che ha avuto contatti stretti con la mafia, e non solo. Veltroni ha dichiarato a Reggio Calabria di non volere i voti della mafia, e poi aveva fatto candidare Crisafulli (che porta TANTI, ma TANTI voti), a danno di Lumia, ripescato all'ultimo momento. Un dubbio, però, mi sorge spontaneo: ma se avesse voluto seriamente parlare di mafia, perché non ha attaccato Berlusconi?

Sono davvero felice di poter dire che Rita Borsellino possa rappresentarmi.
E sono ancora più felice di aver fatto la mia scelta di parte.


(Per vedere tutti i candidati impresentabili di queste elezioni, vai all'inchiesta di Peter Gomez pubblicata dall'Espresso "Per chi vota la mafia")

venerdì 21 marzo 2008

CONFERMATI ERGASTOLI PER L'OMICIDIO DI GRAZIELLA CAMPAGNA


Sono stati confermati gli ergastoli per Gerlando Alberti junior e Giovanni Sutera dalla Corte d'Appello di Messina per l'omicidio di Graziella Campagna, la ragazza di 17 anni di Saponara, uccisa dopo aver scoperto, per caso, l'identità di due boss. E' prescritto, invece, il reato per le due donne imputate, Agata Cannistrà e Franca Federico, rispettivamente titolare e impiegata nella lavanderia dove Graziella lavorava.

Il fratello della ragazza, Piero Campagna, a cui si deve la scoperta della verità (all'inizio il caso era stato archiviato) ha dichiarato: "E' un giorno importantissimo per noi, ma soprattutto per la giustizia. Questi giudici hanno dimostrato che la giustizia esiste ancora,che alla fine la verità viene sempre a galla. Siamo soddisfatti anche se non possiamo dire di essere felici perchè in fondo sono pur sempre trascorsi ventitre anni. Purtroppo Graziella non ci potrà essere restituita da questa sentenza ma era giusto che i colpevoli pagassero"

giovedì 20 marzo 2008

BUONA PASQUA




Ho visto
La gente della mia età andare via
Lungo le strade che non portano mai a niente
Cercare il sogno che conduce alla pazzia
Nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo che hanno già
Lungo le notti che dal vino son bagnate
Dentro le stanze da pastiglie trasformate
Lungo le nuvole di fumo, nel mondo fatto di città,
Essere contro od ingoiare la nostra stanca civiltà
E un Dio che è morto
Ai bordi delle strade Dio è morto
Nelle auto prese a rate Dio è morto
Nei miti dell'estate Dio è morto.
Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria o dell'eroe
Perché è venuto il momento di negare tutto ciò che è falsità
Le fedi fatte di abitudini e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
E un Dio che è morto
Nei campi di sterminio Dio è morto
Coi miti della razza Dio è morto
Con gli odi di partito Dio è morto.
Ma penso
Che questa mia generazione è preparata
A un mondo nuovo e a una speranza appena nata
Ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi
Perché noi tutti ormai sappiamo che se Dio muore è per tre giorni
E poi risorge
In ciò che noi crediamo Dio è risorto
In ciò che noi vogliamo Dio è risorto
Nel mondo che faremo
Dio è risorto,
Dio è risorto.

Francesco Guccini



lunedì 17 marzo 2008

BARI IN MARCIA CONTRO LA MAFIA

Dal Manifesto
Sono arrivati ad ondate i centomila ragazzi dell'antimafia a Bari. Il lungomare era troppo piccolo per accoglierli tutti e alla fine anche piazza Prefettura s'è gonfiata come mai era successo per diventare il teatro di una festa. Un lungo appello delle vittime di mafia ha scandito l'ingresso in piazza di gonfaloni, di scout in divisa, cittadini sciolti e tantissimi studenti. Ottocento i nomi letti a turno al microfono, anche dal presidente della Camera Fausto Bertinotti. A Bertinotti è toccato leggere i nomi di Michele Fazio e Gaetano Marchitelli, due ragazzini baresi uccisi per errore nel corso di regolamenti di conti, tra la commozione dei parenti assiepati a bordo palco. In Puglia in effetti la quarta mafia sembra essere stata messa al margine: lo testimoniano le decine di gonfaloni dei comuni del Brindisino e del Salento, una volta infestati dai clan della Sacra Corona Unita e oggi in buona parte bonificati dopo i terribili anni Ottanta. Tra i campioni di quella lotta, i magistrati delle procure antimafia, che hanno colto la peculiarità di un territorio dove la mafia non è mai stata troppo presente e l'hanno colpita. Qualcuno di quei magistrati ha cambiato mestiere e oggi fa il sindaco e il segretario regionale del Pd, come Michele Emiliano. Ma il vero trascinatore dei centomila è stato, naturalmente, don Luigi Ciotti. Ideatore della Giornata della memoria, ha scelto Bari per questa XIII edizione che si è conclusa ieri con un corteo da Punta Perotti, il luogo dove sorgeva l'ecomostro demolito e dove ora c'è un giardino dedicato alla legalità. Don Ciotti nel suo intervento ha citato l'indimenticato vescovo di Molfetta don Tonino Bello, e il suo «in piedi costruttori di pace». «Mi permetto di dire a tutti voi - ha esortato don Ciotti - in piedi sempre tutti, costruttori di pace, di diritti, di legalità; in piedi, in piedi, abbiamo bisogno di questa pace». E la piazza è esplosa, letteralmente. La giornata della memoria ha avuto per simbolo un'arca, quella grande barca nata proprio da un'altra suggestione di don Tonino che voleva la Puglia - allora assediata da basi militari e da guerre di mafia - «arca di pace e non arco di guerra». La piazza è esplosa esattamente come quando Vendola ha chiesto ai parenti delle vittime di mafia «scusa per i cannoli offerti in occasione di una condanna per mafia, perdono alla gente che è stata non solo ferita negli affetti più cari» ma anche, secondo Vendola, «ingannata tante volte da quelle istituzioni che invece di blindarsi e rendersi impermeabili a qualunque penetrazione, hanno invece scritto pagine di vergogna dal punto di vista della collusione con la mafia». I manifestanti hanno mostrato grande affetto per Vendola. «Si tratta certamente - ha commentato il governatore - di un affetto diverso di quello espresso per Totò "vasa vasa" Cuffaro e un po' mi mette ansia. Perché la richiesta di legalità spesso non può essere risolta, come nel caso di Punta Perotti, restituendo il senso comune della bellezza dopo la violenza al bene comune. E' un processo di liberazione, di ripubblicizzazione della memoria, della bellezza e del paesaggio». Le durissime frasi di Vendola contro l'ex presidente siciliano Cuffaro hanno trovato d'accordo Bertinotti: «Quelle scuse, a nome di tutte le istituzioni, sono un buon inizio per cominciare il percorso della verità». Verità richiesta a gran voce dai manifestanti: da quelli di «Ammazzateci tutti» della Calabria a quelli di Addiopizzo di Palermo, presenti con folte delegazioni. Tra i manifestanti, due ministri: Massimo D'Alema e Alfonso Pecoraro Scanio e il presidente della commissione Antimafia, Francesco Forgione. Le presenze istituzionali però si sono diluite nel corteo, arrivato al termine di una tre giorni barese alla quale hanno partecipato giovani da ogni parte d'Europa impegnati in workshop sulla legalità e sulla lotta alla mafia. Gli studenti dell'Udu e dell'Uds, molti dei quali hanno affrontato un lungo viaggio su pullman provenienti dalla Sicilia, hanno attraversato in lungo e largo la città occupando insieme a ragazzi provenienti da tutta Italia giardinetti, panchine e i padiglioni della Fiera. Hanno portato striscioni del tipo «la legalità non si predica, si pratica», lasciato appeso proprio fuori del giardino di Punta Perotti.

giovedì 13 marzo 2008

FILM DA VEDERE: BIUTIFUL CAUNTRI

"Napule è nu sole amaro, Napule è 'na carta sporca e nisciuno se ne importa", tranne Raffaele Del Giudice, un educatore ambientale resistente, che proprio non ci sta a guardare i rifiuti divorare la sua terra e le polveri di amianto saturare il suo cielo. A venticinque chilometri da Napoli, nei comuni di Giuliano, Qualiano, Acerra e Villaricca, il gregge pascola prima di essere abbattuto e gli agnelli, uccisi dalla diossina, si decompongono come fiori sui prati. L'eco-mafia, che produce più morti di una qualsiasi altra attività criminale, non è un espediente narrativo e Raffaele Del Giudice non è un attore.Biùtifil cauntri, il documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero, è materiale più reale del reale, è un grande storia di impegno civile sostenuta da una poetica originale, che serve a raccontare un territorio umano e geografico lasciato a se stesso. Le fuoriuscite del cobalto dalla fabbrica di Montefibre hanno contaminato fragole e pomodori, le discariche abusive e i chilometri di spazzatura e sacchetti hanno avvelenato pecore e bufale, quelle del pregiato latte bufalino che diventa mozzarella "elastica e resistente al primo morso". Gli agricoltori e i pastori campani sono soli contro le sopraffazioni e la ricerca del profitto, contro i trafficanti di rifiuti e la camorra casertana, contro le connivenze tra imprenditoria e politici, contro l'assenza dei controlli e l'arroganza dei poteri forti, contro il silenzio della stampa e la complicità degli organi statali. Nella biùtiful cauntri del titolo, brevi ritratti senza parole ma densi di dolore si alternano con le testimonianze di un'allevatrice di agnelli, di agricoltori, di pastori, di un sindaco, di un procuratore e di un educatore ambientale, in lotta perenne con i crimini del territorio e con una forza che avvelena i loro cari, le loro terre e i prodotti che finiscono sulle nostre tavole. Gli autori leggono quella realtà facendo un passo indietro, sottraendo la loro presenza agli occhi dello spettatore, declinando il narratore fuori campo e onnisciente per cercare nella campagna campana le persone che avrebbero potuto diventare i personaggi principali, perché il cinema funziona soprattutto attraverso l'identificazione. Entra in gioco in questo modo uno sguardo umano, che i documentaristi coltivano, partecipando (a distanza) alla realtà.Uno sguardo laico, lontano da diffusi ideologismi, capace di cogliere la crisi etica e politica del Bel Paese, dove il male è "a norma" come le discariche abusive e i reati ambientali non sono contemplati dal Codice penale.

Da
my movies

domenica 9 marzo 2008

INAUGURATO IL PRIMO NEGOZIO PIZZO FREE



E' stato inaugurato ieri a Palermo il primo emporio Pizzo free, un negozio che vende solo prodotti di commercianti che hanno deciso di ribellarsi pubblicamente alle estorsioni, aderendo alla campagna del Comitato Addiopizzo "Contro il pizzo cambia i consumi" che ha finora coinvolto un piccolo esercito di 240 imprenditori che si sono opposti al racket. (per vedere la lista, clicca qui).
Il negozio si trova in via Vittorio Emanuele 172, una zona, dunque, centrale e turistica, il che ha un forte valore simbolico.

Il pizzo è il mezzo attraverso il quale le famiglie mafiose si assicurano il controllo sul territorio. E' una forma di estorsione che consiste nel pretendere, attraverso minacce e violenze, una percentuale dell'incasso o di una quota fissa da parte di negozianti e imprenditori, in cambio della "protezione" dell'attività.

I ragazzi di Addio Pizzo hanno cominciato nell'estate del 2004 attaccando per le strade del centro di Palermo degli adesivi listati a lutto con su scritto "Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità". Da qui è nato il movimento di Addio Pizzo, conosciuto in tutto il paese, che parte dall'idea che insieme ci si può ribellare alla mafia, perché insieme si è più forti, attraverso gesti concreti, quali il rifiuto di pagare il pizzo.

giovedì 6 marzo 2008

TANTI FILM IN USCITA SULLA MAFIA

Dall' Espresso

Un ragazzo cammina per le strade di Scampia, il quartiere delle famose Vele, i palazzoni divenuti il simbolo del degrado, del delirio architettonico prosperato tra le sterpaglie all'estrema periferia sud di Napoli. Maglietta azzurra, tuta pantalone, scarpe sportive. Il ragazzo non si accorge dell'arrivo di due tipi a bordo di un grosso scooter, né della pistola che il passeggero con il casco gli punta addosso per sparargli. Il giovane finisce a terra, colpito a morte. Lo scooter si allontana indisturbato. La gente attorno ostenta indifferenza. Nessuno sembra fare caso a quel corpo steso in un lago di sangue. Neppure i curiosi affacciati alle finestre dei palazzoni circostanti. Questa scena è finita su YouTube. Qualcuno l'ha ripresa con un telefono cellulare e trasferita in Rete. Scippata direttamente non dalla realtà, ma dal cinema. Si tratta infatti di una sequenza di 'Gomorra', il film tratto dal bestseller di Roberto Saviano che Matteo Garrone, il regista de 'L'imbalsamatore' e di 'Primo amore', ha recentemente ultimato di girare. Le immagini sono di un tale realismo che la scena ha tratto in inganno diversi media. Qualcuno ha creduto di vedere un vero omicidio e ha denunciato il fatto alla polizia. Un cortocircuito mediatico che riporta agli anni Sessanta, quando era consuetudine giornalistica utilizzare le immagini del film 'Le mani sulla città' di Francesco Rosi per illustrare le inchieste sulla corruzione e il sacco edilizio di Napoli. Allora Internet non esisteva e nemmeno i cellulari. Oggi come ieri è arduo distinguere le immagini vere da quelle ricostruite. Ma è ancora una volta il cinema che ci costringe a prendere atto della realtà dei fatti. Dopo Francesco Rosi, dopo Elio Petri e Damiano Damiani, dopo Marco Tullio Giordana dei 'Cento passi', una nuova generazione sembra raccogliere il testimone del cinema di impegno civile. Oltre all'attesissimo 'Gomorra' (in uscita a maggio e in predicato per il Festival di Cannes), in sala sbarcheranno presto altri film dedicati a mafia, camorra, Sacra corona unita.

Di quest'ultima, la cosiddetta 'quarta mafia' pugliese, si occupano due pellicole in particolare. 'Fine pena mai', realizzato dai giovani filmaker Davide Barletti e Lorenzo Conte (uscita il 29 febbraio), è tratto dal romanzo autobiografico 'Vista d'interni' (Manni Editori) e racconta le vicissitudini di Antonio Perrone (Claudio Santamaria), rampollo di una benestante famiglia salentina e protagonista di una curiosa e drammatica parabola criminale. Negli anni Settanta per vivere la sua vita spericolata, tutta champagne, pistole, auto di lusso e cocaina, Perrone finì coinvolto nelle logiche spietate della nascente Sacra corona unita. E fu condannato a 49 anni di carcere, pena che sta tutt'ora scontando in stato di isolamento, in base all'articolo di legge 41 bis. L'altro film, 'Galantuomini' (uscita a maggio), segna il ritorno dietro alla macchina da presa di Edoardo Winspeare, il regista di 'Sangue vivo', a quattro anni dal suo ultimo lungometraggio, 'Miracolo'. Ambientato anche questo nel Salento, terra che Winspeare, originario di Depressa (provincia di Lecce), conosce assai bene, narra la tormentata storia d'amore tra un magistrato (Fabrizio Gifuni) e la sua ex fiamma adolescenziale (Donatella Finocchiaro), divenuta nel frattempo una insospettabile boss della Santissima. "Nel film racconto il mio shock di fronte allo spettacolo di una terra che ha perduto la sua verginità", spiega Winspeare. "Fino ai primi anni Settanta, la Puglia era un'isola felice. Esisteva la mala a livello locale, ma il crimine organizzato non controllava ancora il territorio". Ed è proprio per opporsi allo strapotere dei clan camorristi campani che nel carcere di Bari, su iniziativa del boss Pino Rogoli (detto Dio), con un rituale copiato dalla 'ndrangheta, nasce nel 1983 la Sacra corona unita, l'unica mafia che è stata sconfitta dai magistrati. Rispetto al cinema di denuncia degli anni Sessanta Winspeare sente una rispettosa distanza: "Il mio non è un film morale, racconta delle emozioni, non parte da un tema, ma dai personaggi". Di fatto, anche il regista salentino si è basato su una poderosa mole di inchieste e di ricerche storiche, esattamente come Rosi nel 'Bandito Giuliano' e in 'Mani sulla città'. Fra i consulenti anche due magistrati antimafia, Cataldo Motta e Leone de Castris. "Lo sfondo è la perdita dell'innocenza della Puglia anni Novanta, ma il cuore del film", dice Winspeare, "è la storia di un amore impossibile tra un uomo di legge e una criminale".

lunedì 3 marzo 2008

Dov'è la lotta alla mafia nei programmi elettorali?


Considerandomi una persona di sinistra, sono andata a cercare nei programmi elettorali degli schieramenti che da vicino o da lontano rappresentano la sinistra oggi (non nascondo per chi ho deciso di votare; basta che guardiate in basso alla vostra destra) cosa è previsto per la lotta alla mafia.
Nel programma del Partito democratico la parola mafia compare tre volte:

- la prima volta nella voce "Per uno sviluppo di qualità" citando i ragazzi di Ammazzateci tutti e gli imprenditori siciliani che rifiutano di pagare il pizzo;
- la seconda volta nella voce "Cittadini e imprese più sicure" relativamente all'attribuzione alla DIA di poteri più incisivi in materia di controllo degli appalti pubblici e relativamente alla destinazione di "personale specializzato e risorse alle Questure e agli Uffici giudiziari per le procedure di sequestro e confisca dei beni mafiosi";
- la terza volta nella voce la democrazia governante, a proposito dell'estensione ai parlamentari della normativa introdotta sulla ineleggibilità e sospensione degli eletti condannati per reati gravissimi, oggi limitata a Regioni e Enti locali;
- vi è poi un punto, dedicato al sud e al Mediterraneo, che prevede dei progetti per incentivare il progresso del Sud della penisola, in modo un po' vago.

Non ritengo che si tratti di un programma che dedichi molta attenzione al problema della lotta alla mafia, che dovrebbe essere, a mio avviso, una questione prioritaria, soprattutto per una forza politica che aspira a governare da sola questo paese. Inoltre, Giuseppe Lumia, il vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia, non è neppure stato candidato, ma in compenso in Sicilia sarà candidato Vladimiro Crisafulli... Rimando ad un mio precedente post per sapere chi è costui. Da parte sua, Anna Finocchiaro, candidata alla presidenza della Regione Sicilia, è presente anche come capolista (e quindi al 100% diventerà parlamentare) nella lista del PD per il senato in Emilia Romagna....Insomma: tanto per stare sicura!

Vi stupirò.
Ora non elogerò il programma de La Sinistra l'Arcobaleno. La parola mafia in quel programma non compare MAI (a meno che non consideriamo il punto 7 - Un patto per il clima - nel quale sono citate le ecomafie).

Non perdo tempo a guardare il programma del PDL o dell'Udc. Anche se proponessero come primo punto la lotta alla mafia, non gli darei molta credito.

Nonostante la delusione, la mia sarà una scelta di parte.
Sarò con chi ritiene davvero importanti valori come la pace, la difesa dell'ambiente, la sicurezza sul posto di lavoro, la laicità, l'istruzione, la formazione etc confidando, idealmente, che ove essi vengano attuati, non ci sia più spazio per la mafia.

domenica 2 marzo 2008

LA VITA RUBATA IN ONDA

Finalmente "La vita rubata" va in onda.
La fiction su Graziella Campagna ( la ragazza messinese uccisa dalla mafia, a soli 17 anni, per aver trovato, nella lavanderia dove lavorava, l'agendina del boss latitante di Palermo Gerlando Alberto junior, conosciuto da tutti come l'ingegner Cannata) andrà in onda il 10 marzo su Rai uno.
La fiction era prevista per fine novembre, ma era stata sospesa dalla Rai sotto richiesta dell'allora Guardiasigilli Clemente Mastella per non turbare i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Messina, che di lì a poco si sarebbero riuniti per giudicare proprio il boss Alberti per l'omicidio della ragazza.
La decisione aveva suscitato giustamente molte polemiche, in poco tempo dimenticate, e per qualche tempo non se ne era saputo più nulla.
Sono veramente contenta che la fiction venga mandata in onda, sia perché ritengo che siano importanti tutte le testimonianze che mostrino la ferocia della mafia ai tanti, troppi, che la ignorano, sia perché si tratta di un omaggio alla memoria di Graziella e ai suoi parenti, che erano rimasti profondamente amareggiati per la decisione di novembre dei vertici della RAI.