venerdì 20 giugno 2008

Incontro con Claudio Fava

Ieri, nella Sala Farnese del Comune di Bologna, ho assistito ad un'iniziativa organizzata da Sinistra Democratica con Claudio Fava, neo-coordinatore del movimento ed europarlamentare.
Proprio due giorni fa il Parlamento europeo ha approvato una direttiva che prevede la possibilità di detenere fino a 18 mesi nei CPT (centri di permanenza temporanea) gli immigrati clandestini.
Fava, ovviamente, ha votato contro, essendo questa direttiva espressione di una piega intollerante e razzista che stanno prendendo alcune legislazioni europee.
Limitare la libertà personale di un soggetto per carenza di un atto amministrativo viola fortemente la personalità di quell'individuo ed è contrario ai diritti umani, codificati a livello europeo e nazionale.
Fava ritiene assurdo che l'agenda politica in Italia sia occupata da un portafoglio rubato nel Pigneto romano (come se queste cose non fossero mai avvenute prima che ci fossero immigrati) e non invece, ad esempio, del fatto che la 'ndrangheta produce il 3% del Pil italiano e che le mafie costituiscono la più grande impresa privata nel paese, con il maggior numero di affiliati e i maggiori profitti.
Questa logica, purtroppo, affligge il PDL come il PD, sinora incapace di fare vera opposizione, essendo la paura delle persone fonte di consenso facile: è più facile farle continuare a vivere nelle loro stupide illusioni piuttosto che spiegar loro che non tutto è come appare.

martedì 17 giugno 2008

PATTO TRA MAFIA E MASSONERIA

Dal Corriere

PALERMO - Massoneria e mafia strette in un patto segreto contro la giustizia, con il primo obiettivo di ritardare i processi ai boss delle cosche di Trapani e Palermo. I carabinieri hanno arrestato otto persone, in diverse città, accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Palermo, Roberto Conti, su richiesta del procuratore Francesco Messineo, dell'aggiunto Roberto Scarpinato e del sostituto della Dda, Paolo Guido.
COINVOLTI IMPRENDITORI, MEDICI, BOSS. ARRESTATO UN POLIZIOTTO - L'inchiesta vede coinvolti professionisti, medici, imprenditori, boss e alcuni iscritti a logge massoniche e si è sviluppata anche attraverso decine di perquisizioni. Fra le persone arrestate vi sono un'agente della polizia di Stato, un ginecologo di Palermo, imprenditori di Agrigento e Trapani, un impiegato del ministero della Giustizia in servizio a una cancelleria della Cassazione e un faccendiere originario di Orvieto. Dei ritardi dei processi, oltre che gli esponenti delle cosche, si sono avvalsi anche singoli professionisti, come il ginecologo di Palermo, che era stato condannato anche in appello per violenza sessuale su una minorenne. L'uomo avrebbe pagato somme di denaro per tentare di ottenere l'insabbiamento del procedimento in Cassazione, che infatti risulta pendente da tre anni, per poi accedere alla prescrizione del reato.
IL PRIMO OBIETTIVO ERA RITARDARE I PROCESSI - Dall'inchiesta emerge che boss mafiosi, grazie all'aiuto di persone appartenenti a logge massoniche avrebbero ottenuto, dietro pagamento di tangenti, di ritardare l'iter giudiziario di alcuni processi in cui erano imputati affiliati a cosche di Trapani e Agrigento. Le indagini che hanno portato alla scoperta dei presunti intrecci fra boss e massoni diretti a ritardare i processi di alcuni affiliati alle cosche mafiose, sono state avviate dai carabinieri nel 2006. L'indagine, denominata "Hiram", coordinata dalla procura di Palermo, è stata coperta dal massimo riserbo, e ha preso il via da accertamenti svolti sulle famiglie mafiose di Mazara del Vallo e Castelvetrano, in provincia di Trapani. Oltre alle perquisizioni, che non sono ancora terminate, altri controlli vengono svolti anche su conti correnti bancari intestati agli indagati.

domenica 15 giugno 2008

Ucciso consigliere provinciale di Lecce

Questa notte è stato ucciso Giuseppe Basile, esponente dell'Italia dei Valori, consigliere comunale di Ugento e consigliere provinciale di Lecce.
Il sindaco del paese si è affrettato a dichiarare che non si tratta di un omicidio politico.
In rete le notizie sono diverse. Alcuni ritengono che Basile fosse un politico scomodo, in uno dei paesi con più vicende di criminalità organizzata in Puglia, Ugento. (un esempio: clicca qui) Di
Omicidio di mafia?
Non si sa ancora. La polizia non esclude nulla
Certo, è strano che la mafia faccia a uccidere a coltellate...

Attendiamo ulteriori sviluppi delle indagini.

domenica 8 giugno 2008

La prima mafia sarda

Da La Nuova Sardegna

CAGLIARI - A Barisardo l'associazione mafiosa c'era. Tra il 1996 e il 1998 omicidi e bombe corrispondevano a un disegno elaborato per condizionare la vita politica del paese, annientare gli avversari e conquistare il potere locale. A sei anni e mezzo dalla sentenza del tribunale di Lanusei («una lettura angelica dei fatti» l'ha definita il pg Alessandra Pelagatti nella requisitoria del 31 marzo) il teorema della Dda di Cagliari è dimostrato dalla Corte d'Appello: l'ex segretaria della Cgil Maria Ausilia Piroddi era la mente della piovra d'Ogliastra, il suo amante Adriano Pischedda il braccio operativo. Col 'processo Tuono' è la prima volta nella storia giudiziaria dell'isola che il famigerato '416 bis', il reato di promozione e costituzione di un'associazione di stampo mafioso, compare in una sentenza.

Altri sette imputati - Sebastiano Puggioni, Mario Cabras, Giuseppe Carta, Sandro Demurtas, Enrico Deiola, Giampaolo Locci e Vittorio Salis - sono colpevoli di aver partecipato all'associazione criminale, una responsabilità non di vertice, comunque forte, che si tramuta però in pene complessivamente più lievi rispetto alle richieste della Procura generale ma molto più elevate in confronto al giudizio di primo grado. Allora le assoluzioni furono sei e le condanne nove: ieri mattina, con un capo d'imputazione sfrondato dalle prescrizioni (spariti i danneggiamenti, le minacce e parte delle contestazioni minori legate ad armi ed esplosivi) i giudici d'appello hanno condannato tutti e undici gli imputati rimasti sotto processo, gli ultimi due - Salvatore Puggioni e Marco Salis - colpevoli di fabbricazione, detenzione e porto illegale d'armi ma estranei al reato associativo.

Nel complesso la sentenza di Lanusei esce stravolta dal passaggio in appello: due assoluzioni (Piroddi e Salvatore Puggioni) sono tramutate in condanne, otto pene vengono rideterminate e una (Marco Salis) ritoccata verso il basso ma solo per via della prescrizione. La Piroddi e Salvatore Puggioni sono interdetti per sempre dai pubblici uffici e sospesi dalla potestà di genitori, così come Mario Cabras, Giuseppe Carta e Sandro Demurtas. I giudici hanno stabilito anche provvisionali immediatamente esecutive di diecimila euro a favore delle parti civili, col pagamento delle spese di giudizio. I giudici hanno letto il dispositivo della sentenza alle undici e mezzo: nessuno degli imputati era presente, la difesa era rappresentata in buona parte dalle seconde linee.

Che l'aria fosse diversa, rispetto al tribunale di Lanusei, s'era intuito il giorno della requisitoria. Un atto d'accusa durissimo, quasi sferzante nei confronti dei giudici del primo grado chiuso con richieste di condanna per 101 anni: «In primo grado - aveva detto il pg Pelagatti - era stata data una lettura a tratti superficiale dei fatti di Barisardo». Perchè in Ogliastra la mafia c'era, col suo carico di bombe e fucilate. C'era «l'abbraccio mortale, lo strettissimo rapporto criminale fra Maria Ausilia Piroddi e il suo amante Adriano Pischedda, un rapporto insieme affaristico e sentimentale». Per l'accusa l'ex segretaria della Cgil voleva-doveva diventare sindaco, provare a fermarla equivaleva a rischiare la pelle. E' tutto scritto nelle carte processuali del 'processo Tuono', carte ingiallite dal tempo che raccontano ancora e chiaramente una storia senza precedenti nell'isola, storia ricostruita con determinazione dai pubblici ministeri Mario Marchetti e Fabrizio Tragnone, cui il tempo e altri giudici hanno dato ragione. Quella di una piovra che tra la fine del 1996 e la fine del 1998 avrebbe avvinto Barisardo in una stretta di piombo.
CAGLIARI - A Barisardo l'associazione mafiosa c'era. Tra il 1996 e il 1998 omicidi e bombe corrispondevano a un disegno elaborato per condizionare la vita politica del paese, annientare gli avversari e conquistare il potere locale. A sei anni e mezzo dalla sentenza del tribunale di Lanusei («una lettura angelica dei fatti» l'ha definita il pg Alessandra Pelagatti nella requisitoria del 31 marzo) il teorema della Dda di Cagliari è dimostrato dalla Corte d'Appello: l'ex segretaria della Cgil Maria Ausilia Piroddi era la mente della piovra d'Ogliastra, il suo amante Adriano Pischedda il braccio operativo. Col 'processo Tuono' è la prima volta nella storia giudiziaria dell'isola che il famigerato '416 bis', il reato di promozione e costituzione di un'associazione di stampo mafioso, compare in una sentenza.


sabato 7 giugno 2008

Ricordi della corrente andreottiana - dopo Anno Zero

(In occasione dell'uscita del film Il divo, pubblico un post gentilmente inviatomi da Adduso)

La trasmissione di Anno Zero avente come spunto il film “Il Divo” nella quale si è dibattuto degli anni tra il 1970 ed i primi del 1990 che hanno visto crescere in Italia ed in particolare in Sicilia il potere dell’allora corrente politica andreottiana all’interno della DC, mi hanno riportato parecchio indietro e fatto riaffiorare qualche ricordo non certo piacevole. In particolare dove abitavo, c’era una famiglia di persone molto distinte e di ceto sociale cosiddetto elevato, ben radicata nel diritto (guarda caso) e nella politica, che notoriamente era identificata nella corrente andreottiana. Il potere che aveva era pressoché totale. Ricordo come vi fosse una “processione” di persone appartenenti a ogni estrazione sociale (rivedo ancora oggi in altre località l’analogo andirivieni) che per ricorrenze e compleanni e cose analoghe, portavano ogni sorta di dono. La cosa che tuttavia era più riprovevole, ma lo dico oggi alla luce non solo delle mie negative esperienze, ma soprattutto in presenza di una maggiore coscienza personale, è che notoriamente la locale caserma era “dipendente” da quella famiglia. Potete immaginare cosa questo volesse dire. In sostanza il potere era assoluto in quel paese.

Inoltre, seppure personalmente non sono mai stato testimone, era anche notorio che pure tramite un altro potente rappresentante della politica provinciale aderente alla corrente andreottiana, i rapporti con la magistratura erano “fraterni”. Ma anche di questo ho dovuto quanto meno indirettamente prenderne consapevolezza che qualcosa di vero c’era e continua ad esserci con i neo “discendenti” ridipinti di quella corrente. Una volta un deputato regionale della democrazia cristiana dell’epoca al quale esposi le mie lamentele sullo strapotere di quegli esponenti andreottiani, mi disse che non c’era nulla da fare (tanto era potente “l’andreottianesimo” in Sicilia) e che quindi avrei fatto meglio a lasciar perdere. Ma all’epoca, imbevuto anch’io come tanti altri “ingenui” cittadini delle “propagande” di vari esponenti politici che si dichiaravano antimafiosi (che poi sono i primi a defilarsi davanti ai problemi concreti e provati) non volevo neanche sentire dire che pure la magistratura era allineata (certo senza generalizzare). All’epoca, tra l’altro, frequentando Palermo per motivi di lavoro, e dovendo passare quasi sempre davanti alla casa del Giudice Falcone, rimanevo allibito nel vedere come quell’Uomo fosse costretto a dovere uscire di casa sempre super scortato e solo perché combatteva la mafia. Poi quando andavo negli uffici pubblici, la frase più pulita che sentivo pronunciare nei suoi confronti era “stronzo”. Allora mi dicevo sempre che nella mia vita dovevo avere almeno un decimo della sua forza d’animo. Questi errori si pagano in una Stato “mafioso” come l’Italia, in particolare quando hai una tua attività.

Peraltro, uno degli episodi che più di ogni altro ha segnato la mia vita nei miei burrascosi rapporti con la corrente andreottiana è stato quando un esponente regionale di quella corrente mi mandò a chiamare, poiché all’epoca lavoravo nell’azienda della mia famiglia, per dirmi di cercare i voti per un deputato europeo andreottiano che poi negli anni successivi, com’è ben noto, è morto ammazzato dalla mafia. Non dimenticherò mai quel 19 aprile del 1999, in quella segreteria al primo piano di un palazzo della città, quando quell’assessore, mi “gettò” sulla sua scrivania le schede elettorali di quel candidato messe in una busta gialla e dicendomi “si faccia la sua bella campagna elettorale”. Raccontai a tutti quanto mi stava accadendo, magistratura compresa, così però firmando la mia fine lavorativa. Nello Stato “mafioso” in cui viviamo, i comportamenti come i mie si pagano ed i primi a darti addosso, guarda caso, sono proprio i magistrati … guarda caso (sempre senza generalizzare).

Nella trasmissione di Anno Zero, e concludo, sembrava che si parlasse di un passato lontano.

Invece, come d’altronde avviene in natura per chi crede nella teoria dell’evoluzione, quella politica “mafiosa” di allora non si è mai estinta, al massimo ha avuto una battuta di arresto nella rappresentatività, nel senso che per motivi fisiologici ineluttabili, i politici di allora o sono morti o sono ormai molto vecchi, ma quella mentalità, quella cultura, quella miscela “mafiosa” tra politica ed istituzioni è sempre viva. Anzi mi inquietano coloro, intellettuali, ben pensanti, giornalisti, ecc., che trovano sempre un raffinato sofisma per dire che i tempi sono cambiati. Mentre io vedo che oggi sono ritornati quegli stessi tempi ma con altri uomini, magari i figli, i nipoti, i cugini ecc., i quali hanno in più solo dei “valori aggiunti”, quali una radicata conoscenza del Diritto così che la mafia (“finalmente”) si può esercitare nel rispetto della legge, tanto che utilizzano pure il linguaggio e soprattutto l'accento di chi ha fatto degli intensi corsi di dizione, bon ton ed inglese, oltre a vestire begli abiti alla moda che sono come un biglietto di presentazione, e così via, ma in realtà, ovviamente solo per chi può vedere e per chi può ancora pensare, la sostanza culturale è rimasta immutata e continua ad essere strutturata solo di presunzione, prepotenza e prevaricazione, ovverosia la spina dorsale della nostra politica “mafiosa”.

L’ultimo appunto. Sempre nella trasmissione di Anno Zero è stata sollevata un’ipotesi, mi pare da Santoro, il quale avrebbe detto (o credo di avere capito), che la politica in Sicilia, così come in altre realtà del territorio italiano, avrebbe trovato sul territorio delle organizzazioni socio-criminali già così ben radicate che in un certo senso, da un lato ha dovuto forzatamente conviverci (anche se qualcosa non mi torna e andrebbe approfondita, altrimenti sembrerebbe quasi un’assoluzione storica di quella e dell’attuale politica) e dall’altro ha cercato di gestire tale rapporto per propria convenienza elettorale ed economica. Ora, alla luce di tale teoria (che peraltro, mi pare da profano, assomiglia all’indirizzo di una sentenza della Cassazione, la n. 33748/2005), mi viene in mente uno scambio di opinioni di qualche anno addietro, in cui una persona anziana mi spiegava che alla base della “tragedia” della “monnezza” non raccolta, c’è un’interruzione “traumatica” del rapporto tra criminalità e politica, ma non nel senso che (figurarsi) la politica improvvisamente si era ravveduta, ma in quanto la politica aveva pensato di potere fare tutto da sé, non ritenendo di avere più bisogno di questo intermedio ed imprevedibile batterio della mafia, della camorra, della ndrangheta, ecc, così da gestire direttamente il voto, la società, gli appalti, le candidature, gli incarichi, le promozioni, l’occupazione, gli affari, i privilegi, ecc., insomma la vita “ordinaria” dello Stato. Una delle reattività della “criminalità organizzata” a ciò, è stata ad esempio, quella di bloccare il sistema della raccolta dell’immondizia che da sempre sarebbe notoriamente nelle “sue mani”.

Stavolta finisco veramente. Sopra ho descritto una realtà vista (e vissuta) da comune cittadino e sempre come tale aggiungo una mia modesta soluzione, ovverosia che se non cerchiamo, ma subito, di creare delle nuove generazioni attraverso la scuola pubblica, a cominciare dalla prima elementare, con degli studi graduali, ma reali e concreti, di diritto, di economia, di medicina, di scienza, di psichiatria,di lingue come inglese, francese, spagnolo e pure cinese, nonché di storia delle religioni e di antropologia e quindi delle origini e costumi delle popolazioni nel mondo, ecc., invece di propinare apprendimenti ormai obsoleti di quando la Terra girava intorno al Sole, da un lato avremo sempre più ignoranza ed intolleranza, così come sempre più “bulli” nella scuola, dall’altro sempre più “criminali” nella società e soprattutto avremo sempre più “mafiosi” nella Stato e, purtroppo, anche un popolo sempre più controllato, disinformato, veicolato, insomma plasmabile come la plastilina (il nostro vecchio “pongo”), come d’altronde poi lo siamo già in parte e con tutta evidenza nel quotidiano.



mercoledì 4 giugno 2008

Meno male che Giorgio c'è!


Finalmente è un'istituzione a parlare chiaramente:

Napolitano: "Rifiuti tossici in gran parte dal Nord". Ne sia consapevole l'opinione pubblica delle regioni del Nord. Li gestisce la camorra".

Da Il Corriere della Sera

NAPOLI - Non solo per superare l'emergenza rifiuti ma anche per sconfiggere la camorra «la magistratura sta facendo e farà la sua parte dando il suo contributo alla definizione e alla realizzazione di misure urgenti».

Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano assicurando che si spenderà personalmente presso il governo e il Csm per dotare i magistrati dei mezzi necessari. Alla magistratura, ha detto Napolitano «rendo omaggio per l'impegno che sta portando avanti a Napoli con sagacia investigativa e professionalità». Un impegno, che unito a quello delle forze dell'ordine, ha proseguito il Capo dello Stato «sta giungendo al nodo del traffico illegale e infame dei rifiuti tossici e delle discariche abusive».

NON SMARRIRE SENSO LEGALITA' - Napolitano ha poi chiesto ai cittadini della Campania «comprensione e disponibilità» per affrontare l'emergenza dei rifiuti «con gli opportuni chiarimenti ma senza smarrire mai il senso dell'urgenza e della legalità, nel modo più assoluto».
Napolitano ha sottolineato, come aveva fatto nei giorni scorsi, la necessità di non far prevalere visioni localistiche: «Non si tratta della salute dei cittadini di questo o di quel quartiere o di questo e di quel Comune, la salute la si difende estirpando la criminalità, eliminando la piaga dei traffici camorristici, ripulendo le strade, creando condizioni per un ordinato ciclo di smaltimento dei rifiuti».

RIFIUTI TOSSICI ARRIVATI DAL NORD - La camorra è responsabile di molti traffici compreso quello dei rifiuti tossici, ha ricordato Napolitano sottolineando che questi rifiuti insalubri «in gran parte sono arrivati dal nord, ne sia consapevole - ha aggiunto - l'opinione pubblica delle regioni del nord».

domenica 1 giugno 2008

GOMORRA di Matteo Garrone

Il film tratto dal libro di Roberto Saviano si apre con una sparatoria kitsch sotto la luce di lampade artificiali e la scritta "Gomorra" che compare, con il sottofondo di un'altrettanto kitsch canzone napoletana...
"Dalle pagine di "Gomorra" Matteo Garrone ha estratto cinque spaccati di vita (le storie di Totò, Don Ciro e Maria, Franco e Roberto, Pasquale, Marco e Ciro) per raccontare attraverso la settima arte i bassifondi del napoletano dove i ragazzini emulano i grandi sognando di impugnare la pistola e sparare, le vedove bianche dei camorristi si nascondono in casa, i sarti tirano a campare comprando il lavoro nero all'asta, gli imprenditori vendono la terra che gli ha dato i natali per trasformarla in cimiteri di scorie. I cinque atti di Gomorra sono intrisi di violenza e corruzione sullo sfondo di un paese che nessun turista vedrà mai in cartolina. Lo sguardo di Garrone si posa sulle vite della gente - le mogli, i figli, i padri, i nemici dei boss e i boss stessi - mostrando i limiti di un paese, l'Italia, che non vuole guardare, che cerca il lavoro "clean" per smaltire le scorie e non si preoccupa dei campi coltivati a veleno". (official site)
Una scena che mi ha colpito particolarmente è quella in cui i camionisti che dal nord trasportano rifiuti tossici, quasi giunti nella cava destinata illegalmente alla raccolta, si rifiutano di proseguire poiché un barile ha travolto uno di loro, il quale non viene ovviamente neppure portato in ospedale. Franco, l'imprenditore napoletano che "quando camminava, non osservava il paesaggio, ma pensava a come poterci ficcare qualcosa dentro", esasperato, decide di risolvere a suo modo la situazione: va a chiamare dei ragazzini di 9-10 anni perché guidino i tir...

Questa è l'Italia, l'unico paese civile ad avere il problema delle discariche, come dicono tutti i telegiornali.
Considerazione inesatta, secondo me: l'Italia non è un paese civile. Vedendo certe immagini in Gomorra e Biutiful Cauntri scopri che l'Italia non è lontana da tanti paesi che definiamo in via di sviluppo.
In "Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano" Monsieur Ibrahim insegna a Momo a distinguere un paese ricco da un paese povero:
«Quando vuoi sapere se il posto dove ti trovi é ricco o povero, guarda la spazzatura.
Se non vedi l'immondizia né pattumiere, vuol dire che é molto ricco.
Se vedi pattumiere ma non immondizia, é ricco.
Se l'immondizia é accanto alle pattumiere, non é né ricco né povero: é turistico.
Se vedi l'immondizia e non le pattumiere, é povero. E se c'é la gente che abita in mezzo ai rifiuti, vuol dire che é molto, molto povero».
L'Italia a quale categoria appartiene?