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domenica 25 maggio 2008

L'Abruzzo, isola felice? Intervista a Giuseppe La Pietra, coordinatore di Libera L'Aquila


Da quanto tempo è attiva Libera in Abruzzo?
Libera è nata ufficialmente da poco più di un anno in Abruzzo. L’unico coordinamento riconosciuto ad oggi è quello dell’Aquila. C’è da sottolineare che nella zona del pescarese benché in passato siano state avviate alcune iniziative con Libera, solo da pochi mesi si è deciso di costituire un coordinamento ufficiale. In altre zone stiamo dando la nostra disponibilità per far conoscere Libera e iniziare a costituire coordinamenti locali. L’Abruzzo, come anche altre quattro regioni italiane non avevano l’esperienza di Libera. Questo, di per sé, non è un problema. Non esistono i professionisti dell’antimafia, né tanto meno Libera ha la pretesa del copyright. La questione è un’altra. Essendo un coordinamento di associazioni, persone, gruppi e scuole, Libera mettere in rete, unisce, il lavoro di quanti hanno l’obiettivo della lotta alle mafie e dell’educazione responsabile alla legalità. Questo, rafforza l’impegno della lotta alla mafia, salvaguardando la specificità di chi aderisce.

Quando andavo a scuola ho sempre percepito la mafia come un problema molto distante, che non riguardasse la nostra regione. In effetti, se ne parlava molto poco. Come si svolge il vostro lavoro nelle scuole? E quali reazioni avete da parte dei ragazzi?

Posso comprendere quanto affermi. La mafia, nei suoi molteplici volti, è quasi sempre collegata soltanto ad alcune regioni italiane e ad uno stereotipo da fiction televisiva. La mafia è una cultura, un modo di pensare e di agire. La mafia non è targata Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Foggia, città dove c’è anche molta gente che s’impegna da anni per contrastare il malaffare, a cui forse viene dato poco risalto. I mafiosi non sono soltanto quelli con la coppola, la lupara e i baffetti…Le mafie si servono di professionisti, di uomini e donne al di sopra di qualsiasi sospetto, politici e non, esperti in economia, in diritto e in quant’altro necessitano.
Basta prendere un aereo, una macchina, un’operazione via internet; basta avere la giusta conoscenza politica, e in poche ore si può essere da qualsiasi parte per riciclare, ad esempio, il denaro proveniente da attività criminali, come il traffico di droga, oppure ottenuto in seguito ad investimenti effettuati nell’economia legale. Da non sottovalutare che le forze dell’ordine in questi ultimi mesi hanno arrestato nella nostra regione alcuni latitanti ed altre persone appartenenti ad organizzazioni mafiose di altre regioni, operanti con organizzazioni locali. L’Abruzzo non è una regione mafiosa. Allo stesso modo, con la stessa chiarezza, stando a quanto Libera L’Aquila ha avuto modo di far conoscere attraverso gli appuntamenti nei mesi di novembre – dicembre 2007, ci siamo detti che il nostro territorio non è impermeabile alla criminalità organizzata e alle mafie. Grazie al lavoro di Site.it (www.site.it; aderisce a Libera informazione), abbiamo potuto informare la cittadinanza circa la presenza di alcune società, all’interno delle quali sono presenti uomini e donne riconducibili a “Cosa Nostra”. Abbiamo sollecitato l’impegno di alcuni parlamentari, promuovendo quattro interrogazioni parlamentari. Ancora in attesa di risposta. In uno dei nostri appuntamenti, il Sen. Giuseppe Lumia, allora vice presidente della commissione parlamentare antimafia, lo ha ribadito, sottolineando come l’impegno di Libera sia costruttivo ed efficace nel contrastare i tentativi di infiltrazione mafiosa. Ma il cammino di Libera è iniziato da poco ed ha bisogno di consolidarsi, arricchendosi di quanti vorranno condividere con noi questo sentiero dell’impegno per la legalità e i diritti.
Per quanto riguarda la scuola, Libera L’Aquila, con l’assessorato alla Pubblica istruzione della Provincia dell’Aquila, a partire dal prossimo autunno, darà vita ad un progetto che coinvolgerà docenti e studenti delle scuole superiori della provincia dell’Aquila. Libera ha investito molto sulle scuole e sulla formazione dei docenti. Nacque, appunto, Libera Formazione. È fondamentale partire dai ragazzi, dallo stare accanto ad essi non per essere i professionisti, i maestri della legalità…sarebbe fallimentare. I ragazzi non sono il nostro futuro, ma il presente. Stare accanto a loro e ai loro insegnanti per ascoltarli, per lavorare insieme sui territori in cui essi vivono, facendo tesoro di quelle ricchezze che troviamo in qualsiasi persona e luogo in cui operiamo. Le loro reazioni sono positive. Hanno voglia di metterci la testa e di dare il proprio contributo, fondamentale per costruire percorsi di responsabilità sui temi della legalità.

Si dice che in Abruzzo la mafia c’è, ma non fa rumore. Quali sono le attività illecite che maggiormente le organizzazioni criminali portano avanti nella regione?
Generalmente è così. E, non molti giorni fa, ho sentito definire l’operato della ‘Ndrangheta proprio come colei che non fa rumore, e per questa sua caratteristica riesce a mettere le sue radici ovunque. Le mafie non vogliono il rumore, non vogliono che si informi, amano il silenzio per operare indisturbate. Libera, al contrario, evitando inutili atti di eroismo insignificante, consapevole dei propri limiti, si documenta, studia, informa, portando alla luce, nel caso dell’Abruzzo, quanto si ritiene che possa essere di aiuto a cittadini e amministratori.
L’ex presidente della commissione parlamentare antimafia, On. Francesco Forgione, ha di recente affermato: L'Abruzzo, terra a bassa intensità criminale, viene usato per riciclare i soldi. La relazione della Direzione Nazionale Antimafia comincia con un cappello che individua un numero esorbitante di banche e finanziarie, anche fittizie. Il fatto che non vi sia un riscontro giudiziario non vuol dire che non ci sia un allarme sociale. Per esempio, è la stessa Confesercenti ad aver lanciato l’allarme usura. Stando al rapporto di SOS Impresa risulta che la situazione dell’Abruzzo è molto preoccupante. Tra le città con gli indici statisco – penali più alti compaiono Pescara (1° posto rispetto a tutte le altre Provincie italiane), L’Aquila (21°) e Chieti (33°).
Lo stretto collegamento con l’Ufficio di Presidenza di Libera ci ha permesso di conoscere meglio la realtà relativa alla presenza, ad esempio, dei 24 beni confiscati alle mafie. Di questi 24, 12 sono concentrati nella Marsica. L’Abruzzo è la seconda regione dell’Italia centrale per beni confiscati. Se poi la paragoniamo a regioni analoghe per popolazione e territorio, come le Marche, il Molise, la Basilicata, etc., è la prima.
Per Libera in Abruzzo l’obiettivo deve essere necessariamente quello di creare le condizioni perché i beni confiscati diventino una risorsa per lo sviluppo ordinario economico e sociale del territorio. Non si tratta solo di gesti simbolici, ma di concreti passi verso la liberazione dall’ipoteca che le mafie rappresentano per cittadini e territori.

Di quale matrice sono le infiltrazioni mafiose nella regione e in che zone, in particolare, se ne ravvisa la presenza?
La matrice delle infiltrazioni è analoga a quella di altre regioni. Noi riteniamo che ci siano elementi riconducibili a “Cosa Nostra”, alla Camorra, alla ‘Ndrangheta e ad alcune mafie straniere. Per ora, stando a quanto richiesto anche da due interrogazioni parlamentari, abbiamo ravvisato attività con tentativi di riciclaggio nella Marsica. Ma se ci facciamo un giro per l’Abruzzo, oltre ai tentativi di riciclaggio, possiamo constatare che il problema è presente, in modo diverso e in più zone. Oggi, leggendo la relazione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2008, possiamo leggere – in un documento ufficiale – che l’Abruzzo non è un’isola felice. Questo non è un danno per la regione. È l’ammissione di una realtà che permette sicuramente di tirare fuori quegli anticorpi che gli abruzzesi hanno, per respingere quanti pensano di trovare l’isola felice del riciclaggio e dei molti illeciti.

La stampa e le televisioni locali ignorano quasi del tutto l’argomento. Da questo punto di vista, l’Abruzzo riflette in pieno la situazione dei media nazionale.
Sul versante dell’informazione, dunque, una risorsa fondamentale è rappresentata da Internet. Come è nata l’esperienza di www.site.it ?

È vero, al di là di qualche giornalista locale che scrive sulle nostre iniziative, l’Abruzzo resta isolato ancora fra le Regioni “Felici”. Eppure, ci sarebbe molto da scrivere e da far conoscere. L’esperienza di Site, e delle sue testate è fondamentale per Libera. In molti paesi della Marsica, artigiani, operai, precari, professionisti, hanno dato vita a piccole redazioni locali. Nella piena autonomia del suo direttore e di ciascuna redazione delle testate locali, Site è nel suo complesso una fonte inesauribile di informazioni. Libera ritiene per sé quelle più consone ai nostri obiettivi. Grazie al lavoro di Site, abbiamo fatto conoscere all’opinione pubblica quei tentativi di infiltrazione riconducibile a “Cosa Nostra”. E molto altro ancora. Penso che Angelo Venti, direttore responsabile di Site, meriti un’intervista a parte, dove possa far conoscere questo mix di internet e cartaceo. Inoltre, proprio grazie a Site, siamo riusciti a catturare l’interesse di ARTE TV. In febbraio, dopo che una troupe della TV francese venne nella Marsica, fu mandato in onda un reportage sui tentativi di riciclaggio di denaro nell’Abruzzo interno. L’interesse della TV francese ARTE è stato molto importante per noi, ed ha fatto risaltare alla cronaca internazionale questo fenomeno ancora troppo nascosto in Italia.

A breve darete il via all’esperienza di Libera in Molise, unitamente a Mons. Giancarlo Bregantini, l’ex vescovo di Locri, trasferito a Campobasso nel novembre scorso, colui che è stato denominato il “Don Puglisi della Calabria”. Qual è stato il contributo del vescovo alla nascita di Libera in Molise?
Il suo contributo, quello di alcuni sacerdoti e di alcune persone del mondo dell’associazionismo, è stato fondamentale. Personalmente sono molto onorato di dare il mio piccolo contributo al progetto degli amici di Campobasso. Tutto è iniziato dallo scorso anno, prima che Mons. Bregantini arrivasse. Ora, abbiamo la fortuna di avere un testimone disposto a continuare quanto intrapreso nella locride. Anche per il Molise, una delle regioni non aventi Libera, come l’Abruzzo, ha vinto la logica della rete, del mettersi insieme, dell’unire le forze per impegnarci nel costruire i percorsi di legalità responsabile.

Concludiamo con uno sguardo a un tema di stretta attualità. Oggi c’è stata una dura presa di posizione da parte di tutte le forze politiche parlamentari contro le affermazioni di Marco Travaglio a “Che tempo che fa” sul presidente del Senato Schifani. Non crede che un vero giornalismo di inchiesta dovrebbe essere, in qualche modo, il “tafano” del potere, soprattutto in Italia, dove i politici spesso hanno amicizie poco limpide?
Conosco alcuni giornalisti d’inchiesta che svolgono molto seriamente il proprio lavoro, documentandosi, informando il pubblico di quanto portano alla luce. Uomini e donne che mettono a repentaglio anche la propria esistenza come, ad esempio, la giornalista campana Rosaria Capacchione. Oppure, come Angelo Venti, sconosciuto alla cronaca nazionale ma puntuale ed incisivo sul piano locale. Quanti lo conoscono sanno che la sua onestà intellettuale, come quella degli altri componenti che ruotano intorno a Site.it, ha permesso di accendere i fari sulla complessa realtà marsicana in materia di infiltrazioni mafiose e non solo. E non da ora, ma fin dal 2006. Chi ha preso in seria considerazione quanto pubblicato da Site? Libera ha solo messo le ali, confrontando le notizie raccolte da Site in un lungo colloquio con l’ex presidente dell’antimafia, On. Francesco Forgione. Ecco la forza della rete. Da lì, qualcosa è cambiato.
A volte, forse, potrebbe infastidire il modo con cui si dicono le notizie, ma il contenuto è, e resta sempre fondamentale. Personalmente conoscerò Travaglio il 23 maggio, per la serata sulla memoria e l’impegno, in ricordo della strage di Capaci, a L’Aquila. L’ho ascoltato in diverse occasioni e ho letto molto di quanto ha scritto. Quando Travaglio parla del Presidente del Senato (argomento già vecchio e conosciuto), o di altri personaggi politici e non, ho difficoltà a comprendere il perché di tanto clamore. Chi è chiamato in causa può smentire quando vuole, e con le modalità ritenute più opportune. Purtroppo, i fatti dicono che la connessione tra le mafie e il mondo della politica non è di oggi, e non è solo Travaglio a parlarne. La cultura mafiosa si può inserire ovunque ci siano persone disposte a scegliere di voler stare dalla parte dell’illegalità.

lunedì 17 marzo 2008

BARI IN MARCIA CONTRO LA MAFIA

Dal Manifesto
Sono arrivati ad ondate i centomila ragazzi dell'antimafia a Bari. Il lungomare era troppo piccolo per accoglierli tutti e alla fine anche piazza Prefettura s'è gonfiata come mai era successo per diventare il teatro di una festa. Un lungo appello delle vittime di mafia ha scandito l'ingresso in piazza di gonfaloni, di scout in divisa, cittadini sciolti e tantissimi studenti. Ottocento i nomi letti a turno al microfono, anche dal presidente della Camera Fausto Bertinotti. A Bertinotti è toccato leggere i nomi di Michele Fazio e Gaetano Marchitelli, due ragazzini baresi uccisi per errore nel corso di regolamenti di conti, tra la commozione dei parenti assiepati a bordo palco. In Puglia in effetti la quarta mafia sembra essere stata messa al margine: lo testimoniano le decine di gonfaloni dei comuni del Brindisino e del Salento, una volta infestati dai clan della Sacra Corona Unita e oggi in buona parte bonificati dopo i terribili anni Ottanta. Tra i campioni di quella lotta, i magistrati delle procure antimafia, che hanno colto la peculiarità di un territorio dove la mafia non è mai stata troppo presente e l'hanno colpita. Qualcuno di quei magistrati ha cambiato mestiere e oggi fa il sindaco e il segretario regionale del Pd, come Michele Emiliano. Ma il vero trascinatore dei centomila è stato, naturalmente, don Luigi Ciotti. Ideatore della Giornata della memoria, ha scelto Bari per questa XIII edizione che si è conclusa ieri con un corteo da Punta Perotti, il luogo dove sorgeva l'ecomostro demolito e dove ora c'è un giardino dedicato alla legalità. Don Ciotti nel suo intervento ha citato l'indimenticato vescovo di Molfetta don Tonino Bello, e il suo «in piedi costruttori di pace». «Mi permetto di dire a tutti voi - ha esortato don Ciotti - in piedi sempre tutti, costruttori di pace, di diritti, di legalità; in piedi, in piedi, abbiamo bisogno di questa pace». E la piazza è esplosa, letteralmente. La giornata della memoria ha avuto per simbolo un'arca, quella grande barca nata proprio da un'altra suggestione di don Tonino che voleva la Puglia - allora assediata da basi militari e da guerre di mafia - «arca di pace e non arco di guerra». La piazza è esplosa esattamente come quando Vendola ha chiesto ai parenti delle vittime di mafia «scusa per i cannoli offerti in occasione di una condanna per mafia, perdono alla gente che è stata non solo ferita negli affetti più cari» ma anche, secondo Vendola, «ingannata tante volte da quelle istituzioni che invece di blindarsi e rendersi impermeabili a qualunque penetrazione, hanno invece scritto pagine di vergogna dal punto di vista della collusione con la mafia». I manifestanti hanno mostrato grande affetto per Vendola. «Si tratta certamente - ha commentato il governatore - di un affetto diverso di quello espresso per Totò "vasa vasa" Cuffaro e un po' mi mette ansia. Perché la richiesta di legalità spesso non può essere risolta, come nel caso di Punta Perotti, restituendo il senso comune della bellezza dopo la violenza al bene comune. E' un processo di liberazione, di ripubblicizzazione della memoria, della bellezza e del paesaggio». Le durissime frasi di Vendola contro l'ex presidente siciliano Cuffaro hanno trovato d'accordo Bertinotti: «Quelle scuse, a nome di tutte le istituzioni, sono un buon inizio per cominciare il percorso della verità». Verità richiesta a gran voce dai manifestanti: da quelli di «Ammazzateci tutti» della Calabria a quelli di Addiopizzo di Palermo, presenti con folte delegazioni. Tra i manifestanti, due ministri: Massimo D'Alema e Alfonso Pecoraro Scanio e il presidente della commissione Antimafia, Francesco Forgione. Le presenze istituzionali però si sono diluite nel corteo, arrivato al termine di una tre giorni barese alla quale hanno partecipato giovani da ogni parte d'Europa impegnati in workshop sulla legalità e sulla lotta alla mafia. Gli studenti dell'Udu e dell'Uds, molti dei quali hanno affrontato un lungo viaggio su pullman provenienti dalla Sicilia, hanno attraversato in lungo e largo la città occupando insieme a ragazzi provenienti da tutta Italia giardinetti, panchine e i padiglioni della Fiera. Hanno portato striscioni del tipo «la legalità non si predica, si pratica», lasciato appeso proprio fuori del giardino di Punta Perotti.

giovedì 14 febbraio 2008

UNA GIORNATA IN RICORDO DELLE VITTIME DELLA MAFIA


Il 15 marzo a Bari si svolgerà la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime della mafia.

"La Giornata della Memoria e dell’Impegno è dedicata a tutte le vittime, proprio tutte. Dai nomi più famosi a quei semplici cittadini, magistrati, giornalisti, operatori delle forze dell’ordine, imprenditori, sindacalisti, sacerdoti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere."

Per chi vuole partecipare, è necessario dare l'adesione
entro il 25 febbraio 2008 via e-mail all'indirizzo: bari.15marzo@libera.it o tramite fax allo 080 5772071.

Per maggiori informazioni visitate il sito di Libera.

giovedì 20 dicembre 2007

Nuovo Commissario Straordinario per la confisca dei beni alla mafia

Antonio Maruccia, magistrato, è stato nominato Commissario Straordinario per la confisca dei beni alla mafia, organo che era stato soppresso nel 2003.
La nomina è stata così commentata da Don Luigi Ciotti:

"La nomina del neo commissario straordinario e' un passo importante verso la creazione di un'Agenzia nazionale per la gestione dei beni sottratti alle mafie. E' sempre più necessario lavorare ad un'unica cabina di regia che assicuri rapidità e trasparenza al procedimento di destinazione e gestione dei beni e una programmazione dei progetti di riutilizzo sul territorio. Auspichiamo che presto venga presentato un disegno di legge di istituzione dell'Agenzia e che il suo iter parlamentare di approvazione sia il più rapido possibile"

Ho avuto modo di sentire parlare il professore Maruccia nell'ambito dei seminari organizzati da Libera nella facoltà di Giurisprudenza di Bologna.
Il magistrato è il creatore del corso di Legislazione Antimafia presso l'università di Lecce.
Mi sembra un'ottima cosa il ripristino di un organo centrale che possa coordinare dall'alto l'opera di confisca dei beni, che per ora in molti casi (ma non tutti, per fortuna) è disordinata e priva di successi proficui.

E' attivo un indirizzo 'e-mail' per le segnalazioni e le domande dei cittadini: beniconfiscati@governo.it .

mercoledì 12 dicembre 2007

Natale all'insegna della legalità



Libera promuove il progetto "Il Natale di Libera 2007", offrendo pacchi natalizi con prodotti provenienti dalle terra confiscate alle mafie, ora coltivate dalle cooperative sociali impegnate nella lotta contro la mafia. Per maggiori info andate sul sito di Libera.
Mi sembra una bella cosa portare ai propri cari oltre a un messaggio di auguri, un messaggio di legalità.

martedì 27 novembre 2007

INTIMIDAZIONI A LIBERA IN ABRUZZO

TAGLIACOZZO (AQ) Ieri mattina il presidente di Libera dell'Abruzzo, Giuseppe La Pietra, pastore valdese, ha trovato la propria casa sottosopra. Forse l'evento potrebbe essere stato causato da semplici ladri (che non hanno portato via nulla...), ma l'ipotesi più probabile pare essere quella di un gesto intimidatorio contro l'operato di La Pietra e di Libera in Abruzzo. Esso giunge, infatti, dopo un convegno organizzato dall'associazione ad Avezzano, a cui ha partecipato il magistrato anti-mafia Michele Prestipino. La Pietra era già stato vittima di un atto intimidatorio a maggio, quando aveva ricevuto una lettera di minacce subito dopo un'iniziativa che aveva visto la presenza di Don Luigi Ciotti. Nella casa, sono stati trovati strappati i manifesti delle iniziative di Libera.
Il pastore ha ricevuto solidarietà dal mondo politico e da rappresentanti dell'associazionismo (ICNnews).

La presenza della mafia in Abruzzo dà (d'altronde come in altre regioni) segnali preoccupanti. Ad ottobre il senatore di Rifondazione Comunista Giuseppe Di Lello ha presentato una interrogazione relativa alle attività di riciclaggio da parte della criminalità organizzata in Abruzzo ed, in particolare, nell’area della Marsica.

"La Direzione Nazionale Antimafia, nella sua relazione annuale (dicembre 2006) relativa alle dinamiche e strategie delle associazioni mafiose nel Distretto de L’Aquila, ha confermato che il territorio è immune da «radicati insediamenti di matrice mafiosa», sebbene siano in costante aumento «ed assumano connotati di maggiore significatività» le presenze criminali organizzate nel pescarese e nel teramano (principalmente nel settore del gioco d’azzardo, della contraffazione illegale di prodotti commerciali e dello spaccio di sostanze stupefacenti).

«Le conclusioni potrebbero dar luogo ad un quadro relativamente tranquillo», sottolinea Di Lello nella sua interrogazione, «anche perché la regione è lontana da fatti di sangue, plateali azioni intimidatorie o attentati dinamitardi di matrice estorsiva, che caratterizzano le mafie più pericolose».

Ma quali sono gli “indizi” che creano perplessità?«C’è un numero di istituti bancari e società finanziarie assolutamente abnorme rispetto alla densità della popolazione», sostiene l’ex magistrato, «al reddito pro capite, e al volume economico delle imprese attive. La Polizia giudiziaria ha accertato una decina di bancarotte fraudolente e truffe con conseguenti indebiti arricchimenti per almeno 5 milioni di euro». Gli investigatori della Procura distrettuale di Palermo, inoltre, seguendo il così detto “tesoro di Ciancimino” (l’ex sindaco di Palermo noto alle cronache giudiziarie) si sarebbero imbattuti «nella “Alba d’oro s.r.l.” che sta realizzando una mega struttura turistica nel territorio del comune di Tagliacozzo»". ( Primadanoi)

venerdì 23 novembre 2007

Mafia e confisca dei beni

Oggi sulla Repubblica compare la notizia che si può perdere la lotta alla mafia anche per le inefficienze burocratiche. Sono anni che Libera, e non solo, denuncia il fatto che i tempi della burocrazia per la confisca dei beni sono troppo lunghi e molto spesso i beni che erano stati sequestrati alla mafia tornano poi ai loro illegittimi proprietari... Secondo Forgione, il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, "Non appare adeguato fare rientrare la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle mafie nell'alveo delle competenze generali dell'Agenzia del Demanio". Il procedimento di confisca, destinazione e assegnazione giungerebbe a dare frutti concreti su meno del 10% degli immobili.

venerdì 9 novembre 2007

Accordo tra Libera e l'Università


"Nessuno conosce l'Italia se non conosce la mafia"
Fabio Mussi, Ministro dell'Università e della Ricerca, Roma, 30 ottobre 2007

Il 30 ottobre, presso la sede di Libera a Roma, il Ministro dell'Università Fabio Mussi, il sottosegretario Nando Dalla Chiesa, coordinatore del Progetto Ethicamente, e Don Luigi Ciotti, presidente di Libera hanno firmato un Protocollo di intesa, il cui scopo è quello di diffondere a livello universitario la conoscenza del fenomeno mafioso e rendere i giovani protagonisti attivi nella costruzione di un percorso di legalità.
L'iniziativa prevede seminari e attività formative nazionali e di ateneo, per cui non saranno utilizzate risorse economiche, ma solo relazionali, basandosi sulla disponibilità di docenti universitari e studenti. Per l'attuazione del protocollo, valido per due anni, lavorerà un gruppo di lavoro misto del Miur e di Libera.

L'università di Bologna a dicembre 2006 aveva già firmato un accordo di cooperazione culturale con Libera, da cui ha preso le mosse in primavera un bellissimo ciclo di seminari sulla mafia, organizzato presso la facoltà di Giurisprudenza dal docente di Sociologia del diritto Stefania Pellegrini. Spero che in molti altri atenei, con la firma del Protocollo a livello ministeriale, si organizzino seminari di questo tipo, poiché la presa di coscienza dell'entità e della gravità del fenomeno mafioso è il primo passo per contrastarlo efficacemente.