lunedì 17 marzo 2008

BARI IN MARCIA CONTRO LA MAFIA

Dal Manifesto
Sono arrivati ad ondate i centomila ragazzi dell'antimafia a Bari. Il lungomare era troppo piccolo per accoglierli tutti e alla fine anche piazza Prefettura s'è gonfiata come mai era successo per diventare il teatro di una festa. Un lungo appello delle vittime di mafia ha scandito l'ingresso in piazza di gonfaloni, di scout in divisa, cittadini sciolti e tantissimi studenti. Ottocento i nomi letti a turno al microfono, anche dal presidente della Camera Fausto Bertinotti. A Bertinotti è toccato leggere i nomi di Michele Fazio e Gaetano Marchitelli, due ragazzini baresi uccisi per errore nel corso di regolamenti di conti, tra la commozione dei parenti assiepati a bordo palco. In Puglia in effetti la quarta mafia sembra essere stata messa al margine: lo testimoniano le decine di gonfaloni dei comuni del Brindisino e del Salento, una volta infestati dai clan della Sacra Corona Unita e oggi in buona parte bonificati dopo i terribili anni Ottanta. Tra i campioni di quella lotta, i magistrati delle procure antimafia, che hanno colto la peculiarità di un territorio dove la mafia non è mai stata troppo presente e l'hanno colpita. Qualcuno di quei magistrati ha cambiato mestiere e oggi fa il sindaco e il segretario regionale del Pd, come Michele Emiliano. Ma il vero trascinatore dei centomila è stato, naturalmente, don Luigi Ciotti. Ideatore della Giornata della memoria, ha scelto Bari per questa XIII edizione che si è conclusa ieri con un corteo da Punta Perotti, il luogo dove sorgeva l'ecomostro demolito e dove ora c'è un giardino dedicato alla legalità. Don Ciotti nel suo intervento ha citato l'indimenticato vescovo di Molfetta don Tonino Bello, e il suo «in piedi costruttori di pace». «Mi permetto di dire a tutti voi - ha esortato don Ciotti - in piedi sempre tutti, costruttori di pace, di diritti, di legalità; in piedi, in piedi, abbiamo bisogno di questa pace». E la piazza è esplosa, letteralmente. La giornata della memoria ha avuto per simbolo un'arca, quella grande barca nata proprio da un'altra suggestione di don Tonino che voleva la Puglia - allora assediata da basi militari e da guerre di mafia - «arca di pace e non arco di guerra». La piazza è esplosa esattamente come quando Vendola ha chiesto ai parenti delle vittime di mafia «scusa per i cannoli offerti in occasione di una condanna per mafia, perdono alla gente che è stata non solo ferita negli affetti più cari» ma anche, secondo Vendola, «ingannata tante volte da quelle istituzioni che invece di blindarsi e rendersi impermeabili a qualunque penetrazione, hanno invece scritto pagine di vergogna dal punto di vista della collusione con la mafia». I manifestanti hanno mostrato grande affetto per Vendola. «Si tratta certamente - ha commentato il governatore - di un affetto diverso di quello espresso per Totò "vasa vasa" Cuffaro e un po' mi mette ansia. Perché la richiesta di legalità spesso non può essere risolta, come nel caso di Punta Perotti, restituendo il senso comune della bellezza dopo la violenza al bene comune. E' un processo di liberazione, di ripubblicizzazione della memoria, della bellezza e del paesaggio». Le durissime frasi di Vendola contro l'ex presidente siciliano Cuffaro hanno trovato d'accordo Bertinotti: «Quelle scuse, a nome di tutte le istituzioni, sono un buon inizio per cominciare il percorso della verità». Verità richiesta a gran voce dai manifestanti: da quelli di «Ammazzateci tutti» della Calabria a quelli di Addiopizzo di Palermo, presenti con folte delegazioni. Tra i manifestanti, due ministri: Massimo D'Alema e Alfonso Pecoraro Scanio e il presidente della commissione Antimafia, Francesco Forgione. Le presenze istituzionali però si sono diluite nel corteo, arrivato al termine di una tre giorni barese alla quale hanno partecipato giovani da ogni parte d'Europa impegnati in workshop sulla legalità e sulla lotta alla mafia. Gli studenti dell'Udu e dell'Uds, molti dei quali hanno affrontato un lungo viaggio su pullman provenienti dalla Sicilia, hanno attraversato in lungo e largo la città occupando insieme a ragazzi provenienti da tutta Italia giardinetti, panchine e i padiglioni della Fiera. Hanno portato striscioni del tipo «la legalità non si predica, si pratica», lasciato appeso proprio fuori del giardino di Punta Perotti.