giovedì 20 dicembre 2007

Nuovo Commissario Straordinario per la confisca dei beni alla mafia

Antonio Maruccia, magistrato, è stato nominato Commissario Straordinario per la confisca dei beni alla mafia, organo che era stato soppresso nel 2003.
La nomina è stata così commentata da Don Luigi Ciotti:

"La nomina del neo commissario straordinario e' un passo importante verso la creazione di un'Agenzia nazionale per la gestione dei beni sottratti alle mafie. E' sempre più necessario lavorare ad un'unica cabina di regia che assicuri rapidità e trasparenza al procedimento di destinazione e gestione dei beni e una programmazione dei progetti di riutilizzo sul territorio. Auspichiamo che presto venga presentato un disegno di legge di istituzione dell'Agenzia e che il suo iter parlamentare di approvazione sia il più rapido possibile"

Ho avuto modo di sentire parlare il professore Maruccia nell'ambito dei seminari organizzati da Libera nella facoltà di Giurisprudenza di Bologna.
Il magistrato è il creatore del corso di Legislazione Antimafia presso l'università di Lecce.
Mi sembra un'ottima cosa il ripristino di un organo centrale che possa coordinare dall'alto l'opera di confisca dei beni, che per ora in molti casi (ma non tutti, per fortuna) è disordinata e priva di successi proficui.

E' attivo un indirizzo 'e-mail' per le segnalazioni e le domande dei cittadini: beniconfiscati@governo.it .

mercoledì 12 dicembre 2007

Natale all'insegna della legalità



Libera promuove il progetto "Il Natale di Libera 2007", offrendo pacchi natalizi con prodotti provenienti dalle terra confiscate alle mafie, ora coltivate dalle cooperative sociali impegnate nella lotta contro la mafia. Per maggiori info andate sul sito di Libera.
Mi sembra una bella cosa portare ai propri cari oltre a un messaggio di auguri, un messaggio di legalità.

lunedì 10 dicembre 2007

La Mafia Spa ricicla anche in Abruzzo

Riporto un articolo riportato nel quotidiano online "Cronaca d'Abruzzo" scritto da Piero Carducci, presidente dell'Abruzzo Lavoro, agenzia dell'impiego nell'omonima regione del Centro Italia.

E’ la mafia la prima azienda italiana: con i suoi 90 miliardi di euro di fatturato annuo, non teme rivali. Una somma esorbitante pari a tre manovre finanziarie “pesanti” che viene generata da attività molto diversificate: sfruttamento della prostituzione, traffico di droga e armi, estorsione ed usura. Un giro d’affari in continua espansione, un’industria che non conosce crisi. L’azienda mafiosa ha i suoi manovali, addetti ai lavori sporchi, ed i suoi dirigenti in colletto bianco, che si curano del riciclaggio dei proventi delle attività illecite, operando in un cono d’ombra dove è sovente opaco il ruolo svolto dalle banche e dalle società finanziarie.
Insomma, la “Mafia Spa” si inserisce ad un certo punto nel mercato - anche grazie alla complicità di “normali” operatori - compra alberghi e ristoranti, lavanderie e autorimesse, villaggi turistici e barberie, che operano nell’”economia legale” come una qualsiasi azienda. E qui c’entra l’Abruzzo. La nostra regione non è territorio di mafia, nel senso proprio del termine, ma è uno di quei territori relativamente tranquilli scelto dalla “Mafia Spa” per ripulire il denaro sporco, grazie all’attività di prestanome e di società che investono nel mercato. Investimenti che prediligono attività di particolare redditività. La mafia investe sul sicuro, a partire dal mattone. Ed accade così che, applicando elementari calcoli statistici, viene fuori che in Abruzzo sono troppi i palazzi e gli alberghi, gli sportelli bancari ed i centri commerciali, sono troppi i ristoranti ed i locali notturni, sono troppe finanche le lavanderie. Si tratta di attività perfettamente legali che svolgono una duplice funzione: da un lato, assorbono i denari provenienti dal giro d’affari criminoso, dall’altro, forniscono un consistente utile annuo alla “Mafia Spa”. Si tratta di beni commerciabili che, all’occorrenza, possono essere venduti fornendo ingenti capitali da reinvestire. Ed è questo del patrimonio il punto sensibile del mafioso e d’attacco di qualsiasi efficace strategia di contrasto alla criminalità organizzata. Molto più efficace della appariscente cattura dei boss latitanti, pure utile ma dai risultati effimeri, poiché come in tutte le aziende che si rispettino nessuno è indispensabile e, pertanto, i boss catturati vengono rapidamente rimpiazzati. Il patrimonio, invece, non è facilmente e rapidamente ricostituibile. La confisca del patrimonio, inoltre, mette in pericolo l’intera circolazione del capitale dell’organizzazione, che si trova privata del denaro fresco necessario al pagamento degli “stipendi”, all’acquisto delle materie prime (ad esempio la droga grezza) ed all’espansione su nuovi mercati. Ecco perché a un mafioso poco importa di fare il carcere per traffico di droga (con pene normalmente inferiori ai 5 anni), mentre interessa moltissimo preservare il patrimonio accumulato che consente ai criminali di sistemare le famiglie praticamente per sempre e di preservarne la capacità di espansione. La strada da seguire per combattere la grande criminalità è dunque quella del tracciare i patrimoni, a partire dalle regioni, tra le quali è l’Abruzzo, dove la mafia ha trovato un terreno favorevole allo stabile radicamento, per via dell’investimento in attività lecite dei proventi illeciti. Il percorso è molto lungo, le difficoltà enormi, le complicità politiche ed economiche diffuse, ma l’unica maniera per contrastare l’inquinamento sociale ed economico rappresentato dai miliardi di euro sporchi della mafia è la confisca dei patrimoni. Banche collaborando...

sabato 8 dicembre 2007

Luttazzi e la libertà di parola in Italia

La Costituzione in questo paese è carta straccia.
Qualche esempio ...

Art 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Eppure il governo per il voto contrario di una psichiatra dell'Opus Dei si impegnerà a cambiare un testo contro le discriminazioni verso gli omosessuali...

Art 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Quattro morti per un incendio in un'acciaieria di Torino...
che si uniscono a tutti gli altri morti di oggi e di ieri, nonché a tutti i feriti rimasti permanentemente invalidi.

Art 7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

Però i Dico (e molto altro) sono stati bloccati perché i politici oggi rispondono alla Chiesa e non ai loro cittadini.

Non voglio tediarvi con mille altri esempi. Oggi però la satira ha subito un altro duro colpo. La libertà dell'arte e della libertà di parola sono state calpestate ancora una volta.
La 7 ha chiuso il programma di Luttazzi . Il comico sarebbe stato offensivo verso Ferrara... ma c'è molto altro dietro, sono convinta.
Vi invito a mettere il banner creato da Il democritico che vedete nel mio blog per manifestare la vostra contrarietà a una decisione tanto assurda.


Quest' Italia non può essere una democrazia... e se va avanti così, non lo sarà mai.

mercoledì 5 dicembre 2007

E' partito democratico...e mafioso?

Apprendo dal blog di Benny Calasanzio (a cui va tutto il mio ringraziamento) che Vladimiro Crisafulli, altrimenti noto come "Mirello", ha aderito al nuovo Partito Democratico. Crisafulli era candidato nel collegio di Enna per la lista Democratici con Genovese e Veltroni, lista che ha preso il 74,88 % delle preferenze, pari a 8564 voti. Naturalmente, il nostro Vladimiro, trovandosi al secondo posto nella lista, è stato eletto.
D'altronde, Mirello era il più potente dei diessini siciliani e dichiarò in passato di essere sicuro di vincere le elezioni ad Enna con qualsiasi sistema elettorale, persino con il sorteggio.
Come meravigliarsi? D'altronde è noto che Crisafulli aveva contatti con la mafia siciliana... alt! Nessuno è colpevole finché non è stato condannato! Ok, ok...
Ma quindi non dovremmo neanche fidarci dei nostri occhi e delle nostre orecchie?
Il video che mostra Mirello il 19 novembre 2001 parlare con il boss di Enna Raffaele Bevilacqua di appalti e tangenti deve essere ignorato... si perché è vero che il nostro amico per questo è stato indagato, ma non è stato condannato... certo. In Italia si perdona tutto, non c'è differenza tra responsabilità politica e responsabilità giudiziaria. Bè, ma se Andreotti parlò con Riina ed oggi è senatore a vita, che sarà mai se un politico locale, solamente "sospettabile" di essere vicino alla mafia, siede nell'assemblea regionale di un partito?
Però.. il PD non doveva ridare speranza ai giovani? E il suo manifesto non recita che "L’Italia deve liberarsi dalla mafia e dalle forme deviate di esercizio del potere politico e burocratico, che hanno costituito in alcune aree del Paese vere e proprie «strutture di dipendenza», e tengono soggiogata la società civile, distorcendo i rapporti tra cittadini e istituzioni"?

Ha davvero ragione Benny Calasanzio quando dice: "Alla mafia, caro Walter, è difficile rinunciare, ma si deve avere l'onesta di ammetterlo".

sabato 1 dicembre 2007

Una notizia positiva sul fronte dei beni confiscati a Corleone

Le chiavi della casa confiscata ai Grizzaffi, nipoti di Totò Riina, a Corleone, sono state consegnate oggi, nel corso di una cerimonia pubblica, alla cooperativa Lavoro e non solo, costituitasi nel 2000, che già gestisce un'azienda agricola su terreni confiscati alla mafia nel territorio di Corleone e Monreale.
L'immobile sarà utilizzato come ostello per i volontari che arriveranno in paese per il progetto Liberarci dalle spine. Inoltre, vi avrà sede il primo sportello antiracket gestito dal circolo IncontrArci di Corleone.

Notizie di tal genere sono molto positive e dovrebbero essere diffuse il più possibile: è un peccato creare discussioni infinite intorno ad una fiction televisiva, le quali rendono forte la mafia, e non sostenere, invece, chi giorno dopo giorno lavora nella propria terra affinché le cose possano finalmente cambiare.