Dal sito di Antimafia duemila
PALERMO. Sarà il capo della procura di Palermo Francesco Messineo a rappresentare l’accusa nell’udienza in cui il gup Fabio Licata dovrà decidere se distruggere o meno le bobine relative alle conversazioni telefoniche intercettate tra l’ex premier Silvio Berlusconi e il Presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro.
Era stato infatti il procuratore capo appena insediato nell’ufficio palermitano a firmare per la revoca della distruzione di quelle bobine. Lo aveva fatto il 20 giugno scorso argomentando che seppure le intercettazioni non avrebbero avuto un rilievo probatorio nei confronti dell’on. Cuffaro, o sotto processo per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, le telefonate avrebbero potuto autonomamente rappresentare una fonte di prova imputabile ad altri soggetti politici e pubblici ufficiali. Uno fra tutti Silvio Berlusconi a cui potrebbe essere contestata la fuga di notizie relativa a informazioni vincolate dal segreto istruttorio. Le conversazioni in questione sono quelle registrate a cavallo tra il 2003 e il 2004, relative all’inchiesta sulle “talpe” che aveva appena portato all’arresto del maresciallo del Ros Giorgio Riolo, il maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro e il manager della sanità Michele Aiello. Tutti personaggi legati a doppio filo con Totò Cuffaro il quale evidentemente temeva di fare la stessa fine. Il blitz infatti era scattato il 5 novembre 2003 e la prima intercettazione con il Cavaliere risale a qualche giorno dopo.
In quelle telefonate ma soprattutto in una che nemmeno era stata trascritta perché ritenuta irrilevante, il Cavaliere di Arcore avrebbe rassicurato Cuffaro di aver saputo che nei suoi confronti ci sarebbe stato un orientamento favorevole all’interno di “alcuni” uffici. Berlusconi avrebbe anche riferito al leader dell’Udc siciliana di aver appreso dall’ex ministro dell’interno Beppe Pisanu che la situazione sarebbe stata tutta sotto controllo. Queste ed altre erano state le conversazioni destinate ad essere neutralizzate secondo una disposizione del gip che affidò l’incarico di distruzione alla Procura. Il decreto però era stato sospeso a causa di un durissimo scontro all’interno della Dda di Palermo fra pm favorevoli e contrari all’eliminazione di quelle prove. Un empasse sbloccato il 20 giugno scorso da Messineo firmatario della richiesta che potrebbe salvare quelle intercettazioni.
All’udienza di venerdì prossimo, nel quale il gup si riserva di ascoltare le parti, hanno già annunciato la loro presenza gli avvocati dell’ex premier: Nicolò Ghedini e Ugo Minacci.
2 commenti:
che schfo, loro parlano e fanno affari e noi a marcire in un isola che non riusciamo a liberare
intanto hanno richiesto SOLO 8 anni
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