sabato 4 ottobre 2008

Suicidio di un professore antimafia

Giovedì si è suicidato un professore "antimafia": Adolfo Parmaliana, 50 anni, insegnante di chimica all'università di Messina. Nel suo comune, Terme Vigliatore, era stato artefice dello scioglimento del consiglio comunale per mafia, avvenimento a seguito del quale era rimasto isolato.
Due settimane fa era stato rinviato a giudizio in una causa per diffamazione (scrisse in un manifesto dopo lo scioglimento del comune "Giustizia è fatta", mentre il processo ai boss e ai politici si è arenato).
Il fratello Biagio Parmaliana crede che si tratti di suicidio causato dall'isolamento a cui Adolfo era stato condannato da politica e magistratura per la sua lotta antimafia. Giuseppe Lumia ha paragonato Parmeliana a Rita Atria, la testimone di giustizia che si suicidò dopo l'assassinio di Paolo Borsellino.
Nel suo blog The polite warrior, il professore scriveva
"Sono preso da tanti dubbi, da tante incertezze, da tante delusioni, da tante amarezze, da tante disillusioni ma comunque continuo a coltivare la speranza che l’uomo possa sempre perseguire un’idea di futuro migliore, un’idea di progresso, un’idea di cambiamento, un’idea di emancipazione culturale, un’idea di libertà, un’idea di riscatto. Questo è il mio stato d’animo a quasi 50 anni, comunista non calvinista, operaio nelle aule universitarie e nei laboratori di ricerca, disseminatore di nozioni scientifiche e di idee di progresso e non docente, attore e lottatore, mai spettatore, di una società che rischia il declino".

5 commenti:

Anonimo ha detto...

E’ vergognoso il silenzio dei media nazionali e dei politici!

Adduso ha detto...

Davanti a tragedie come questa si rimane impietriti, tanto più quando si può immaginare cosa abbia potuto provare la persona che si è trovata improvvisamente sola, perché aveva evidentemente cercato di fare emergere la verità.
Tuttavia le solite generali indignazioni e reazioni, non solo non mi convincono più, in quanto mi sanno solo di mera emotività se non addirittura di abituali frasi di circostanza, ma soprattutto non servono a nulla nel caso fossero anche genuine, in quanto con il passare degli anni ormai sembrano unicamente degli epitaffi.
Se invece molti che fanno antimafia con spirito civile, cercassero anche di distaccarsi dai ruoli che magari si sono o gli hanno, oppure la vita stessa gli ha cucito addosso, forse allora si potrà cominciare a dire molte più verità che non solo farebbero vedere le cose sotto una luce diversa, ma avremmo anche tutti una più sana e preventiva diffidenza verso questo Stato visibilmente “mafioso” in cui viviamo, soprattutto in questa provincia (questo è almeno ciò che vedono i miei “occhi”).
Per dirla in breve, fino a quando coloro (per carità, trasversalmente) che fanno parte della politica impegnata e della cosiddetta società civile, continueranno a fare, o i servi del capitale, oppure i picciotti della politica o ancora gli zerbini dei magistrati, sembreranno sempre e solo una evidente parata di frangente a fini propagandistici, e la gente comune continuerà da un lato ad annuire per sopravvivenza, ma dall’altro rimarrà nella propria segreta convinzione che ognuno la racconta a modo proprio.
Con questo andazzo del “fronte antimafia”, i noti “tre pizzi”, la criminalità organizzata, la politica e le Istituzioni, continueranno sempre e solo a fare i “loro interessi” personali e corporativi, e qualcun’altro che aveva o comincia a pensare di ribellarsi, o si ridurrà sotto i ponti, oppure si suiciderà o lo faranno fare fuori “loro”, in un modo o nell’altro.

la giustiziera della notte ha detto...

Per Adduso:
Non volevo fare critiche in questa sede, comunque effettivamente mi chiedo: dove era quel partito di cui faceva parte Parmeliana, che durante la campagna elettorale proclamava che avrebbe sconfitto la mafia?
La verità è che nessuno (o quasi) vuole mettersi seriamente in discussione per combattere la mafia perché è una battaglia troppo difficile. Ma, come diceva Falcone, la mafia è un fenomeno umano.. e confido che prima o poi riusciremo a farla morire.

Anonimo ha detto...

Leggete "Il prefetto di ferro - L'uomo di Mussolini che mise in ginocchio la mafia" di Arrigo Petacchi e poi capirete perché continuano a dirci "non riusciamo a sconfiggere la mafia".
Quando lo lessi lo feci tutto d'un fiato tanto mi piacque: sembrava un romanzo mentre invece è una storia verissima e reale. Vi sconsiglio di guardare l'omonimo film poiché non rende assolutamente giustizia al libro (ed al Prefetto).

Adduso ha detto...

Per la giustiziera della notte:

Quella frase di Falcone, che tanti interpretano, forse per necessità di sopravvivenza, come un positivo auspicio, a mio modesto avviso, era invece un segno di evidente sconforto davanti ad una situazione politica, istituzionale e criminale, che sembra sempre auto-rigenerarsi e per questo teoricamente s’immagina che prima o poi, come d'altronde tutto in natura, debba anch’essa finire, come ad esempio è stato per i dinosauri. Ma potrebbero passare milioni di anni!

Per sconfiggere la mafia, amio modesto avviso, bisogna intervenire:
primo nella scuola, rivoltando l’insegnamento come un calzino;
secondo, aumentare i programmi televisivi di informazione onesta ed indipendente, almeno nella cosiddetta Tv pubblica;
terzo rendere responsabili civilmente ed in maniera proporzionale al ruolo svolto tutti, dico tutti coloro che lavorano nel pubblico (invece di liberalizzare e privatizzare);
quarto, ogni sette anni sottoporre a revisione attitudinale e psichica tutti, ripeto tutti i livelli medio e alti, (lodo alfano compreso) rappresentanti dello Stato, magistrati e medici compresi.

In dieci anni, amio modestissimo paree, ritorneremo un popolo più sano e con la “testa” (lo Stato) quasi “sverminata”.