domenica 25 maggio 2008

L'Abruzzo, isola felice? Intervista a Giuseppe La Pietra, coordinatore di Libera L'Aquila


Da quanto tempo è attiva Libera in Abruzzo?
Libera è nata ufficialmente da poco più di un anno in Abruzzo. L’unico coordinamento riconosciuto ad oggi è quello dell’Aquila. C’è da sottolineare che nella zona del pescarese benché in passato siano state avviate alcune iniziative con Libera, solo da pochi mesi si è deciso di costituire un coordinamento ufficiale. In altre zone stiamo dando la nostra disponibilità per far conoscere Libera e iniziare a costituire coordinamenti locali. L’Abruzzo, come anche altre quattro regioni italiane non avevano l’esperienza di Libera. Questo, di per sé, non è un problema. Non esistono i professionisti dell’antimafia, né tanto meno Libera ha la pretesa del copyright. La questione è un’altra. Essendo un coordinamento di associazioni, persone, gruppi e scuole, Libera mettere in rete, unisce, il lavoro di quanti hanno l’obiettivo della lotta alle mafie e dell’educazione responsabile alla legalità. Questo, rafforza l’impegno della lotta alla mafia, salvaguardando la specificità di chi aderisce.

Quando andavo a scuola ho sempre percepito la mafia come un problema molto distante, che non riguardasse la nostra regione. In effetti, se ne parlava molto poco. Come si svolge il vostro lavoro nelle scuole? E quali reazioni avete da parte dei ragazzi?

Posso comprendere quanto affermi. La mafia, nei suoi molteplici volti, è quasi sempre collegata soltanto ad alcune regioni italiane e ad uno stereotipo da fiction televisiva. La mafia è una cultura, un modo di pensare e di agire. La mafia non è targata Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Foggia, città dove c’è anche molta gente che s’impegna da anni per contrastare il malaffare, a cui forse viene dato poco risalto. I mafiosi non sono soltanto quelli con la coppola, la lupara e i baffetti…Le mafie si servono di professionisti, di uomini e donne al di sopra di qualsiasi sospetto, politici e non, esperti in economia, in diritto e in quant’altro necessitano.
Basta prendere un aereo, una macchina, un’operazione via internet; basta avere la giusta conoscenza politica, e in poche ore si può essere da qualsiasi parte per riciclare, ad esempio, il denaro proveniente da attività criminali, come il traffico di droga, oppure ottenuto in seguito ad investimenti effettuati nell’economia legale. Da non sottovalutare che le forze dell’ordine in questi ultimi mesi hanno arrestato nella nostra regione alcuni latitanti ed altre persone appartenenti ad organizzazioni mafiose di altre regioni, operanti con organizzazioni locali. L’Abruzzo non è una regione mafiosa. Allo stesso modo, con la stessa chiarezza, stando a quanto Libera L’Aquila ha avuto modo di far conoscere attraverso gli appuntamenti nei mesi di novembre – dicembre 2007, ci siamo detti che il nostro territorio non è impermeabile alla criminalità organizzata e alle mafie. Grazie al lavoro di Site.it (www.site.it; aderisce a Libera informazione), abbiamo potuto informare la cittadinanza circa la presenza di alcune società, all’interno delle quali sono presenti uomini e donne riconducibili a “Cosa Nostra”. Abbiamo sollecitato l’impegno di alcuni parlamentari, promuovendo quattro interrogazioni parlamentari. Ancora in attesa di risposta. In uno dei nostri appuntamenti, il Sen. Giuseppe Lumia, allora vice presidente della commissione parlamentare antimafia, lo ha ribadito, sottolineando come l’impegno di Libera sia costruttivo ed efficace nel contrastare i tentativi di infiltrazione mafiosa. Ma il cammino di Libera è iniziato da poco ed ha bisogno di consolidarsi, arricchendosi di quanti vorranno condividere con noi questo sentiero dell’impegno per la legalità e i diritti.
Per quanto riguarda la scuola, Libera L’Aquila, con l’assessorato alla Pubblica istruzione della Provincia dell’Aquila, a partire dal prossimo autunno, darà vita ad un progetto che coinvolgerà docenti e studenti delle scuole superiori della provincia dell’Aquila. Libera ha investito molto sulle scuole e sulla formazione dei docenti. Nacque, appunto, Libera Formazione. È fondamentale partire dai ragazzi, dallo stare accanto ad essi non per essere i professionisti, i maestri della legalità…sarebbe fallimentare. I ragazzi non sono il nostro futuro, ma il presente. Stare accanto a loro e ai loro insegnanti per ascoltarli, per lavorare insieme sui territori in cui essi vivono, facendo tesoro di quelle ricchezze che troviamo in qualsiasi persona e luogo in cui operiamo. Le loro reazioni sono positive. Hanno voglia di metterci la testa e di dare il proprio contributo, fondamentale per costruire percorsi di responsabilità sui temi della legalità.

Si dice che in Abruzzo la mafia c’è, ma non fa rumore. Quali sono le attività illecite che maggiormente le organizzazioni criminali portano avanti nella regione?
Generalmente è così. E, non molti giorni fa, ho sentito definire l’operato della ‘Ndrangheta proprio come colei che non fa rumore, e per questa sua caratteristica riesce a mettere le sue radici ovunque. Le mafie non vogliono il rumore, non vogliono che si informi, amano il silenzio per operare indisturbate. Libera, al contrario, evitando inutili atti di eroismo insignificante, consapevole dei propri limiti, si documenta, studia, informa, portando alla luce, nel caso dell’Abruzzo, quanto si ritiene che possa essere di aiuto a cittadini e amministratori.
L’ex presidente della commissione parlamentare antimafia, On. Francesco Forgione, ha di recente affermato: L'Abruzzo, terra a bassa intensità criminale, viene usato per riciclare i soldi. La relazione della Direzione Nazionale Antimafia comincia con un cappello che individua un numero esorbitante di banche e finanziarie, anche fittizie. Il fatto che non vi sia un riscontro giudiziario non vuol dire che non ci sia un allarme sociale. Per esempio, è la stessa Confesercenti ad aver lanciato l’allarme usura. Stando al rapporto di SOS Impresa risulta che la situazione dell’Abruzzo è molto preoccupante. Tra le città con gli indici statisco – penali più alti compaiono Pescara (1° posto rispetto a tutte le altre Provincie italiane), L’Aquila (21°) e Chieti (33°).
Lo stretto collegamento con l’Ufficio di Presidenza di Libera ci ha permesso di conoscere meglio la realtà relativa alla presenza, ad esempio, dei 24 beni confiscati alle mafie. Di questi 24, 12 sono concentrati nella Marsica. L’Abruzzo è la seconda regione dell’Italia centrale per beni confiscati. Se poi la paragoniamo a regioni analoghe per popolazione e territorio, come le Marche, il Molise, la Basilicata, etc., è la prima.
Per Libera in Abruzzo l’obiettivo deve essere necessariamente quello di creare le condizioni perché i beni confiscati diventino una risorsa per lo sviluppo ordinario economico e sociale del territorio. Non si tratta solo di gesti simbolici, ma di concreti passi verso la liberazione dall’ipoteca che le mafie rappresentano per cittadini e territori.

Di quale matrice sono le infiltrazioni mafiose nella regione e in che zone, in particolare, se ne ravvisa la presenza?
La matrice delle infiltrazioni è analoga a quella di altre regioni. Noi riteniamo che ci siano elementi riconducibili a “Cosa Nostra”, alla Camorra, alla ‘Ndrangheta e ad alcune mafie straniere. Per ora, stando a quanto richiesto anche da due interrogazioni parlamentari, abbiamo ravvisato attività con tentativi di riciclaggio nella Marsica. Ma se ci facciamo un giro per l’Abruzzo, oltre ai tentativi di riciclaggio, possiamo constatare che il problema è presente, in modo diverso e in più zone. Oggi, leggendo la relazione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2008, possiamo leggere – in un documento ufficiale – che l’Abruzzo non è un’isola felice. Questo non è un danno per la regione. È l’ammissione di una realtà che permette sicuramente di tirare fuori quegli anticorpi che gli abruzzesi hanno, per respingere quanti pensano di trovare l’isola felice del riciclaggio e dei molti illeciti.

La stampa e le televisioni locali ignorano quasi del tutto l’argomento. Da questo punto di vista, l’Abruzzo riflette in pieno la situazione dei media nazionale.
Sul versante dell’informazione, dunque, una risorsa fondamentale è rappresentata da Internet. Come è nata l’esperienza di www.site.it ?

È vero, al di là di qualche giornalista locale che scrive sulle nostre iniziative, l’Abruzzo resta isolato ancora fra le Regioni “Felici”. Eppure, ci sarebbe molto da scrivere e da far conoscere. L’esperienza di Site, e delle sue testate è fondamentale per Libera. In molti paesi della Marsica, artigiani, operai, precari, professionisti, hanno dato vita a piccole redazioni locali. Nella piena autonomia del suo direttore e di ciascuna redazione delle testate locali, Site è nel suo complesso una fonte inesauribile di informazioni. Libera ritiene per sé quelle più consone ai nostri obiettivi. Grazie al lavoro di Site, abbiamo fatto conoscere all’opinione pubblica quei tentativi di infiltrazione riconducibile a “Cosa Nostra”. E molto altro ancora. Penso che Angelo Venti, direttore responsabile di Site, meriti un’intervista a parte, dove possa far conoscere questo mix di internet e cartaceo. Inoltre, proprio grazie a Site, siamo riusciti a catturare l’interesse di ARTE TV. In febbraio, dopo che una troupe della TV francese venne nella Marsica, fu mandato in onda un reportage sui tentativi di riciclaggio di denaro nell’Abruzzo interno. L’interesse della TV francese ARTE è stato molto importante per noi, ed ha fatto risaltare alla cronaca internazionale questo fenomeno ancora troppo nascosto in Italia.

A breve darete il via all’esperienza di Libera in Molise, unitamente a Mons. Giancarlo Bregantini, l’ex vescovo di Locri, trasferito a Campobasso nel novembre scorso, colui che è stato denominato il “Don Puglisi della Calabria”. Qual è stato il contributo del vescovo alla nascita di Libera in Molise?
Il suo contributo, quello di alcuni sacerdoti e di alcune persone del mondo dell’associazionismo, è stato fondamentale. Personalmente sono molto onorato di dare il mio piccolo contributo al progetto degli amici di Campobasso. Tutto è iniziato dallo scorso anno, prima che Mons. Bregantini arrivasse. Ora, abbiamo la fortuna di avere un testimone disposto a continuare quanto intrapreso nella locride. Anche per il Molise, una delle regioni non aventi Libera, come l’Abruzzo, ha vinto la logica della rete, del mettersi insieme, dell’unire le forze per impegnarci nel costruire i percorsi di legalità responsabile.

Concludiamo con uno sguardo a un tema di stretta attualità. Oggi c’è stata una dura presa di posizione da parte di tutte le forze politiche parlamentari contro le affermazioni di Marco Travaglio a “Che tempo che fa” sul presidente del Senato Schifani. Non crede che un vero giornalismo di inchiesta dovrebbe essere, in qualche modo, il “tafano” del potere, soprattutto in Italia, dove i politici spesso hanno amicizie poco limpide?
Conosco alcuni giornalisti d’inchiesta che svolgono molto seriamente il proprio lavoro, documentandosi, informando il pubblico di quanto portano alla luce. Uomini e donne che mettono a repentaglio anche la propria esistenza come, ad esempio, la giornalista campana Rosaria Capacchione. Oppure, come Angelo Venti, sconosciuto alla cronaca nazionale ma puntuale ed incisivo sul piano locale. Quanti lo conoscono sanno che la sua onestà intellettuale, come quella degli altri componenti che ruotano intorno a Site.it, ha permesso di accendere i fari sulla complessa realtà marsicana in materia di infiltrazioni mafiose e non solo. E non da ora, ma fin dal 2006. Chi ha preso in seria considerazione quanto pubblicato da Site? Libera ha solo messo le ali, confrontando le notizie raccolte da Site in un lungo colloquio con l’ex presidente dell’antimafia, On. Francesco Forgione. Ecco la forza della rete. Da lì, qualcosa è cambiato.
A volte, forse, potrebbe infastidire il modo con cui si dicono le notizie, ma il contenuto è, e resta sempre fondamentale. Personalmente conoscerò Travaglio il 23 maggio, per la serata sulla memoria e l’impegno, in ricordo della strage di Capaci, a L’Aquila. L’ho ascoltato in diverse occasioni e ho letto molto di quanto ha scritto. Quando Travaglio parla del Presidente del Senato (argomento già vecchio e conosciuto), o di altri personaggi politici e non, ho difficoltà a comprendere il perché di tanto clamore. Chi è chiamato in causa può smentire quando vuole, e con le modalità ritenute più opportune. Purtroppo, i fatti dicono che la connessione tra le mafie e il mondo della politica non è di oggi, e non è solo Travaglio a parlarne. La cultura mafiosa si può inserire ovunque ci siano persone disposte a scegliere di voler stare dalla parte dell’illegalità.

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