giovedì 29 novembre 2007

DI MAFIA PARLINO (SOLO) LE SENTENZE?

Su La Stampa compare oggi un articolo di Andrea Camilleri relativamente alla vicenda "Mastella vs fiction sulla mafia". Lo scrittore, pur trovandosi in disaccordo con il Ministro su vari punti delle sue dichiarazioni a proposito della fiction "Il capo dei capi", scrive:

"Io personalmente ritengo che l’unica letteratura che tratti di mafia debba essere quella dei verbali di polizia e carabinieri e dei dispositivi di sentenze della magistratura. A parte i saggi degli studiosi, naturalmente. E poi, che significa che questo sceneggiato è ben fatto? Tecnicamente, sì, certo. Ma, di necessità, è assai riduttivo. Per esempio, è quasi impossibile rendere in uno sceneggiato la concezione solare che della vita hanno, faccio dei nomi a caso, le famiglie Cassarà, Borsellino, Falcone rispetto a quella oscura, cupa e chiusa dei Riina e dei Bagarella. È uno degli elementi che non si possono e non si devono trascurare, perché altrimenti tutto diventa la rappresentazione di una serie di conflitti a fuoco e non dell’unico vero conflitto tra due culture: una di vita e l’altra di morte".

Questa dichiarazione di Camilleri mi lascia un pò perplessa. Dove va a finire l'arte?
Probabilmente Riina apparirà come un eroe (ma poi...possibile che sia veramente così?) e probabilmente la fiction non avrà coraggio in determinate occasioni... ma il problema non è quello!!!

Il problema è il clima in cui viviamo, le ombre che ci circondano... di mafia si parla poco e male: di questo personalmente mi preoccuperei. Perché in prima serata non si fa un bel documentario su tutta la storia dell'arresto di Riina? Perché non si fa un approfondimento sulle stragi di Capaci e di Via d'Amelio?

A Mastella, Ministro della Giustizia, nostro GUARDIASIGILLI
Perché puntare il dito solo contro le fiction? Perché non farlo contro l'omertà che regna in tv?

Concludo con le parole di Claudio Gioè, protagonista della fiction:

"Noi siciliani siamo sempre molto critici quando si raccontano storie di mafia, un dramma che accompagna la nostra vita. All'inizio, spiegando che Riina ha avuto un'infanzia affamata, ci può essere il rischio che il personaggio piaccia, da siciliani sappiamo bene quanto la mafia possa essere subdola e affascinante. Nelle puntate successive emerge la ferocia sua e degli altri"

martedì 27 novembre 2007

INTIMIDAZIONI A LIBERA IN ABRUZZO

TAGLIACOZZO (AQ) Ieri mattina il presidente di Libera dell'Abruzzo, Giuseppe La Pietra, pastore valdese, ha trovato la propria casa sottosopra. Forse l'evento potrebbe essere stato causato da semplici ladri (che non hanno portato via nulla...), ma l'ipotesi più probabile pare essere quella di un gesto intimidatorio contro l'operato di La Pietra e di Libera in Abruzzo. Esso giunge, infatti, dopo un convegno organizzato dall'associazione ad Avezzano, a cui ha partecipato il magistrato anti-mafia Michele Prestipino. La Pietra era già stato vittima di un atto intimidatorio a maggio, quando aveva ricevuto una lettera di minacce subito dopo un'iniziativa che aveva visto la presenza di Don Luigi Ciotti. Nella casa, sono stati trovati strappati i manifesti delle iniziative di Libera.
Il pastore ha ricevuto solidarietà dal mondo politico e da rappresentanti dell'associazionismo (ICNnews).

La presenza della mafia in Abruzzo dà (d'altronde come in altre regioni) segnali preoccupanti. Ad ottobre il senatore di Rifondazione Comunista Giuseppe Di Lello ha presentato una interrogazione relativa alle attività di riciclaggio da parte della criminalità organizzata in Abruzzo ed, in particolare, nell’area della Marsica.

"La Direzione Nazionale Antimafia, nella sua relazione annuale (dicembre 2006) relativa alle dinamiche e strategie delle associazioni mafiose nel Distretto de L’Aquila, ha confermato che il territorio è immune da «radicati insediamenti di matrice mafiosa», sebbene siano in costante aumento «ed assumano connotati di maggiore significatività» le presenze criminali organizzate nel pescarese e nel teramano (principalmente nel settore del gioco d’azzardo, della contraffazione illegale di prodotti commerciali e dello spaccio di sostanze stupefacenti).

«Le conclusioni potrebbero dar luogo ad un quadro relativamente tranquillo», sottolinea Di Lello nella sua interrogazione, «anche perché la regione è lontana da fatti di sangue, plateali azioni intimidatorie o attentati dinamitardi di matrice estorsiva, che caratterizzano le mafie più pericolose».

Ma quali sono gli “indizi” che creano perplessità?«C’è un numero di istituti bancari e società finanziarie assolutamente abnorme rispetto alla densità della popolazione», sostiene l’ex magistrato, «al reddito pro capite, e al volume economico delle imprese attive. La Polizia giudiziaria ha accertato una decina di bancarotte fraudolente e truffe con conseguenti indebiti arricchimenti per almeno 5 milioni di euro». Gli investigatori della Procura distrettuale di Palermo, inoltre, seguendo il così detto “tesoro di Ciancimino” (l’ex sindaco di Palermo noto alle cronache giudiziarie) si sarebbero imbattuti «nella “Alba d’oro s.r.l.” che sta realizzando una mega struttura turistica nel territorio del comune di Tagliacozzo»". ( Primadanoi)

domenica 25 novembre 2007

MAFIA E TELEVISIONE


Qualche giorno fa è stata sospesa la fiction RAI su Graziella Campagna, ragazza di 17 anni uccisa nel 1985 per aver trovato nella lavanderia, nella quale lavorava nella provincia di Messina, l'agendina di un boss mafioso latitante. "La Direzione Generale - si legge in una nota ufficiale della Rai - ha accolto la richiesta del presidente della Corte di Appello di Messina che, attraverso il Ministro di Giustizia, ha segnalato come la messa in onda della fiction sull'assassinio di Graziella Campagna «avrebbe potuto turbare la serenità dei giudici della Corte d'Assise di Appello che dal 13 dicembre si riuniranno in udienza proprio per il processo che riguarda l'assassinio di Graziella Campagna»".
La decisione ha suscitato molteplici polemiche e sono in molti a reputare la decisione della Rai alquanto discutibile. Veltroni, ospite dell'incontro sulla mafia organizzato dalla fondazione Caponetto in corso a Firenze, ha dichiarato di sperare in un ripensamento. Carlo Lucarelli ha commentato :«La sospensione su richiesta del ministro della Giustizia Clemente Mastella, rappresenta un brutto precedente. In base a questo principio non potremmo fare fiction su quasi niente. Paradossalmente, anche la fiction Il capo dei capi dovrebbe essere sospesa. E poi mi chiedo - ha continuato - come può una fiction turbare i giudici di Messina, che sono stati così placidi e tranquilli per tutto questo tempo tanto da far annullare la custodia cautelare dei condannati per decorrenza dei termini entro i quali andava depositata la sentenza».
In effetti, il processo di Graziella Campagna è uno dei tanti in Italia che purtroppo sembra non voler mai iniziare.
"Il processo si conclude nel dicembre 2004 con la condanna all'ergastolo del boss Gerlando Alberti e del complice Giovanni Sutera. Ma il nipote del boss palermitano dopo un anno e mezzo torna in libertà perché i giudici della Corte d'assise non depositano entro i termini stabiliti le motivazioni della sentenza di condanna e quindi viene annullata per decorrenza dei termini la custodia cautelare. Alberti, infatti, rimasto in cella per altri reati, ha lasciato il carcere perché avendo già scontato una condanna per traffico di droga e potendo beneficiare dell'indulto per gli altri reati di cui è stato ritenuto colpevole torna un uomo libero. La vicenda suscita scalpore e il ministro Mastella nel settembre 2006 invia gli ispettori, che dopo alcuni mesi archiviano il caso sul magistrato che era stato accusato di avere ritardato il deposito delle motivazioni della sentenza". (Il Corriere della Sera) .

Sono soprattutto le parole del fratello di Graziella a bruciare di dolore: «Mi chiedo se Mastella si preoccupa di una povera ragazza uccisa innocentemente, o per una famiglia distrutta dal dolore e per un film che ricostruisce ciò che è accaduto in tanti anni di depistaggio e non per la giustizia. Ritengo che il tribunale giudica sulle prove dell'accusa. Se non ha nulla da temere non c'era motivo di fare tutto ciò».

Personalmente ritengo che questa storia sia palesemente assurda.. La Corte d'Assise d'Appello prevede la partecipazione di una giuria popolare... ma è possibile sospendere una fiction per questo motivo? Sono completamente d'accordo con Carlo Lucarelli.

venerdì 23 novembre 2007

Mafia e confisca dei beni

Oggi sulla Repubblica compare la notizia che si può perdere la lotta alla mafia anche per le inefficienze burocratiche. Sono anni che Libera, e non solo, denuncia il fatto che i tempi della burocrazia per la confisca dei beni sono troppo lunghi e molto spesso i beni che erano stati sequestrati alla mafia tornano poi ai loro illegittimi proprietari... Secondo Forgione, il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, "Non appare adeguato fare rientrare la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle mafie nell'alveo delle competenze generali dell'Agenzia del Demanio". Il procedimento di confisca, destinazione e assegnazione giungerebbe a dare frutti concreti su meno del 10% degli immobili.

martedì 20 novembre 2007

Anche questo in casa nostra


Devio dall'argomento principale del mio blog per parlare di qualcosa che mi è molto a cuore, che non riguarda la mafia in senso stretto nel senso di organizzazione criminale, ma riguarda la mafia come atteggiamento omertoso (a mio modesto modo di vedere, tipicamente italiano) relativamente ad una delle pagine più oscure della storia italiana, che molti vorrebbero strappare e bruciare, cancellandola per sempre dalla memoria. Mi riferisco al G8 di Genova del 2001, durante il quale perse la vita un ragazzo e molti vennero torturati per il solo fatto di essere lì a manifestare le idee in cui credevano. In quei giorni lo Stato di diritto nel nostro paese venne calpestato e i diritti individuali civili e politici fatti a pezzettini.
Non posso che esprimere la mia amarezza per lo svolgimento dei processi riguardo questi fatti e per la mancata costituzione di una commissione d'inchiesta nel nostro Parlamento, quando essa sembrava quasi scontata, dato che era prevista nel programma della coalizione ora al governo.

Ciò che più mi dispiace è che in Italia si crea sempre un silenzio assordante intorno a fatti di cui invece ci dovrebbe essere condanna unanime e assoluta e si arriva a negare anche l'evidenza pur di non assumersi responsabilità alcuna.

sabato 17 novembre 2007

TERRORISMO - MAFIA 1-0

Per mancanza di risorse, l'emendamento della Finanziaria che equiparava le vittime della mafia a quelle del terrorismo non è stato approvato. Per questo, ieri a Palermo mogli, genitori e figli di diverse vittime di mafia hanno protestato davanti la Prefettura, incatenandosi ai cancelli.

Nel 2004 venne approvata una legge che riconosce alle famiglie delle vittime del terrorismo un'indennità di 2500 euro, nonché 1000 euro al mese. Ai familiari delle vittime della mafia, invece, giungono solo 500 euro al mese.

A luglio il governo in maniera formale si era impegnato a trovare le coperture economiche necessarie, per eliminare quella che viene definita da Sonia Alfano, figlia di Beppe, giornalista ucciso a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1993, una classifica di serie A e di serie B, da parte dello Stato, di uomini uccisi ingiustamente.

Il presidente della Commissione Antimafia, Francesco Forgione, che aveva proposto l'emendamento, ha dichiarato: "
Trovo che questa vicenda - afferma Forgione - sia veramente incredibile. Sulla necessità di parificare questi diversi trattamenti c'è un'intesa unanime nelle forze politiche di maggioranza ed opposizione. (...) Spero che il Governo si renda conto di stare compiendo una discriminazione che non ha alcuna giustificazione e che non sarà perdonata, né dalle vittime della mafia né dalla parte migliore della società italiana. Auspico che, se si sceglierà la via di un maxiemendamento del Governo al decreto fiscale, si possa porre fine a questa vicenda".

Durante la manifestazione a Palermo è stata lanciata una provocazione: "Ci rivolgiamo direttamente ai vertici di Cosa Nostra perché si pentano e dichiarino pubblicamente le finalità terroristiche della loro organizzazione".

giovedì 15 novembre 2007

Saviano: dalla realtà alla letteratura


"L'Italia sarà quello che sarà il Mezzogiorno"


Concludendo con queste parole di Giuseppe Mazzini, Roberto Saviano, ospite a Bologna nell'ambito dell'incontro Lezioni di valore, ha raccontato la sua esperienza di scrittore, ma, forse, soprattutto, di uomo, ai tanti che erano venuti ad incontrarlo.

Tutti conoscono l'enorme successo di pubblico di Gomorra, ma forse non tutti sanno che per colpa di tale successo, Saviano vive ogni secondo della sua vita sotto scorta, cosa insolita per uno scrittore, come ricorda lui stesso, e in pochissimi possono immaginare come sia difficile andare avanti quando sei isolato da quelle che, nel bene o nel male, erano le persone a te più vicine, ossia i tuoi conterranei.
Molti hanno accusato Saviano di aver infangato Napoli e la Campania tutta nel parlare della camorra, ma è proprio grazie al profondo amore per la propria terra che egli trova la forza di andare avanti e continua a sperare e a combattere perché le cose migliorino e un giorno si possa parlare di una Campania libera dalla camorra, e di un'Italia senza mafie. Da parte dei media nei confronti della criminalità organizzata siciliana, campana, calabrese, pugliese, non c'è semplicemente censura, ma "la censura è stata l'indifferenza" e questo è segno che le mafie contaminano tutto nel nostro paese, economia, politica, società. Ed è per questo che risolvere l'eterna questione meridionale significa fare del bene a tutti, veneti e campani, siciliani e piemontesi, etc. L'attenzione nei propri confronti è ciò che i boss primariamente temono... e non è un caso che Cosimo di Lauro, giovane padrino di Scampia, vietò la lettura di Gomorra.

Tutto ciò mostra il potere della letteratura, la sua capacità di coinvolgere il lettore, che a Saviano non interessa far evadere, ma invadere con la forza delle parole.

PS Una piccola nota per tutti noi bloggers: a chi gli domandava in che stato versi l'informazione in Italia, Saviano ha ricordato l'importanza dei blog, che diffondono e approfondiscono in modo serio informazioni tralasciate dai media.

domenica 11 novembre 2007

Appello: non chiudete Casablanca


Da diffondere:

Milano, 4 Novembre 2007. Ho ricevuto in questi giorni diversi mail e sms di giovani sinceramente disperati perche' Casablanca, un giornale che e' la continuazione ideale dei "Siciliani" di Pippo Fava, un giornale che faticosamente combatte a Catania contro l'indifferenza dei tanti e contro l'impero dei Ciancio, un giornale che combatte in trincea e non come noi dalle retrovie, sta per essere ucciso.
Ve ne riporto solo alcuni.Il primo e' un sms di una amica, appartenete a un gruppo di uomini, donne e ragazzi che non si arrenderanno mai, che ho avuto la fortuna di incontrare sulla rete nella mia incessante ricerca di persone che vogliano combattere al mio fianco la mia ultima battaglia e che, dopo di me, possano continuare a combatterla.
Mi scrive :"Amico, sono abbattuta stasera. Casablanca e' in agonia. Se chiude... Pippo Fava viene ucciso di nuovo. Mi sento impotente, cosa posso fare?Dammi un consiglio perche' ho solo voglia di piangere...".
Voglio molto bene a questa amica dal volto sconosciuto perche' so che lottera' con me sino all'ultimo, e a questo nome e' ispirato il suo gruppo, e perche' spesso fa iniziare la mia giornata con un sms pieno di colori e di speranza, ma ho rimproverato anche lei perche' anche a lei ho gridato che non e' tempo di lacrime, e' tempo solo di lotta, le lacrime dovremo conservarcele, e saranno di gioia non di disperazione, per quando andremo da Paolo a dirgli che a tutti i morti e gli oppressi dalla mafia e dalla illegalita' avremo reso giustizia.
La seconda e' una email di cui riporto solo alcuni passi :"... Graziella mi dice che casablanca è in edicola, e non lo compra neanche chi in teoria dovrebbe fare antimafia, non lo compra nessuno delle associazioni antimafia, non lo comprano i vecchi compagni di partito, non lo comprano nemmeno gli amici e 3000 euro al mese d'affitto e di spese continuano a uscire... aiutatemi a trovare un pubblicitario, perchè se muore casablanca, è come aver lasciato morire Graziella, indebitatasi PER NOI, perchè casablanca non produce utili di alcun genere, ....cercasi qualcuno che vende spazi pubblicitari, con massima urgenza ... chiunque ascolti, risponda all'appello disperato,... ne va della vita dell'antimafia vera, se vogliamo produrre sul serio, serve una mano, per favore, aiutateci ......"
La terza mi parla di Graziella Rapisarda, che insieme a Riccardo Orioles faceva parte della redazione dei "Siciliani" e che ora combatte insieme a lui una disperata battaglia perche' Casbalanca possa continuare a vivere, e dice tra l'altro :"... ha aperto un mutuo sulla sua casa per pagare le spese di affitto, della redazione, le bollette della luce, ma adesso non ce la fa piu' a pagare le rate e la sua casa rischia di essere venduta all'asta. ......"
Ora dobbiamo decidere, se anche noi mescolarci ai tanti che fanno antimafia solo a parole, a quelli che aspettano che ci siano altri, giudici, magistati, poliziotti, giornalisti costretti anche per colpa nostra a diventare degli eroi, o se vogliamo fare anche noi quel poco che ciascuno di noi puo' fare per combattere insieme a loro.
Ci sono tante altre cose che possiamo e che dovremo fare, ci saranno tante battaglie piu' dure e piu' difficili da combattere e questa che adesso vi chiedo e' solo una delle piu' semplici. Corriamo tutti ad aiutare chi sta per cadere, andiamo a fargli scudo con il nostro corpo. Non materialmente, le vere guerre non si combattono piu' cosi', e neanche facendo un obolo, una donazione di cui poi ci dimenticheremmo, perche' allora non avremo davvero fatto quello che potevamo e dovevamo fare. No, quello che possiamo e che dobbiamo fare e' leggere quello che questi combattenti in trincea scrivono e, con grande fatica, riescono a pubblicare, impegniamoci. E' dovere di ciascuno di noi comprare leggere e far leggere agli altri questo giornale, permettere che queste persone perdono possano continuare a lottare anche per noi e insieme a noi..
Io non sono certo ricco, vivo del mio lavoro, continuo a lavorare anche se potrei gia' andare in pensione, e posseggo solo la casa in cui abito, ma siccome so di stare meglio di tanti altri che con il loro stipendio non arrivano alla fine del mese, non staro' certo a pensare a cosa dovro' rinunziare per fare la mia parte. Pensero' invece a cosa dovrei rinunziare se non la facessi, alla mia liberta'.
Io comincero' quindi per primo, perche' e' mio dovere farlo anche per il nome che porto, a versare sul conto che vi indico in fondo 1500 euro per trenta abbonamenti come sostenitore di Casablanca.A ciascuno di voi chiedo di fare un semplice abbonamento per voi stessi, sono solo 30 euro, e di non pensare se per questo dovrete rinunziare ad un cinema o ad una pizza, avrete pero' anche voi acquistato uno spicchio di liberta'. So che ci sono anche alcuni di voi per i quali anche questo sacrificio potrebbe essere troppo, che non riescono nemmeno una volta al mese ad andare a mangiare una pizza o ad andare a cinema, scrivetemelo e vi mandero' una delle copie di Casablanca che mi arriveranno con il mio abbonamento e se non basteranno cerchero' di farne degli altri, ma Casablanca non deve, non puo' morire.
Pippo Fava non puo', non deve, essere ucciso ancora.
Ci sono due modalita' per sostenere «Casablanca», per fare il vostro dovere, la prima e' tramite un bonifico bancario alle coordinate indicate di seguito: Abbonamento ordinario 30,00 Abbonamento Sostenitore 50,00 Bonifico Bancario Graziella Rapisarda Banca Popolare Italiana Catania Cc: 183088 ABI: 5164 CAB: 16903 CIN: M.
La seconda, tramite carta di credito, e' quella attraverso il sito di seguito indicato:
http://www.ritaatria.it/donazione_casablanca.aspx

Ancora un grazie a tutti voi per non avermi lasciato da solo in questa lotta per la giustizia.
Salvatore Borsellino

P.S. Per tutti quelli che ne hanno la possibilità : diffondete questo appello.

sabato 10 novembre 2007

Trasferito vescovo antimafia

Dal sito di Antimafia duemila

Come un fulmine a ciel sereno sulla Locride è giunta la notizia del trasferimento di monsignor Giancarlo Maria Bregantini, per tredici anni vescovo di Locri-Geraci. Una scelta del Papa. Una sorta di promozione per il sacerdote che in Calabria aveva ridato speranza e voglia di riscatto ad una terra insanguinata dalla criminalità. «Per obbedienza sono venuto e per obbedienza parto. È certamente una promozione che non volevo. Ma non siamo nella logica del potere bensì in quella del servizio». Una decisione difficile da accettare anche per la sua gente. Bregantini è stato una guida. Aveva dimostrato che è possibile non abbassare la testa di fronte alla prepotenza dell’ndrangheta e alle sue spietate leggi di violenza e di morte. Ai mafiosi si era sempre rivolto per cercare di smuovere le loro coscienze. E’ accaduto anche nel suo ultimo discorso, pronunciato in basilica, invitandoli a redimersi. «Mi rivolgo con cuore evangelico ai fratelli deviati dalla mafia perché la misericordia di Dio non si scandalizza del peccato. Anzi Gesù si ferma proprio nella casa di Zaccheo perché non è bloccato dai pregiudizi della gente, né dall'orrore del male compiuto da quest'uomo e va in cerca della pecorella smarrita. Fate ritorno alla pace di Dio, nelle vostre famiglie, con azioni di coraggio e di perdono, rinunciando apertamente alla disonestà in tutte le sue forme». Monsignor Bregantini, il don Puglisi della Calabria, non si fermava alle parole. Ha promosso, soprattutto coinvolgendo i giovani, una rete di cooperative agricole che garantissero un lavoro onesto: una sfida aperta al potere dell’ndrangheta che più volte le ha colpite. Minacce che in questi anni non hanno risparmiato neanche il vescovo «senza scorta», mite e determinato. Commozione e rabbia tra i fedeli per questo trasferimento inaspettato. Troppo forte è la preoccupazione che ciò che è stato finora seminato, senza di lui non possa dare frutto. C’è chi si è incatenato al cancello della cattedrale e chi ha esposto un lenzuolo bianco con scritto «Giù le mani da Bregantini». Ma proteste e raccolte di firme non hanno fermato la decisione.

venerdì 9 novembre 2007

Accordo tra Libera e l'Università


"Nessuno conosce l'Italia se non conosce la mafia"
Fabio Mussi, Ministro dell'Università e della Ricerca, Roma, 30 ottobre 2007

Il 30 ottobre, presso la sede di Libera a Roma, il Ministro dell'Università Fabio Mussi, il sottosegretario Nando Dalla Chiesa, coordinatore del Progetto Ethicamente, e Don Luigi Ciotti, presidente di Libera hanno firmato un Protocollo di intesa, il cui scopo è quello di diffondere a livello universitario la conoscenza del fenomeno mafioso e rendere i giovani protagonisti attivi nella costruzione di un percorso di legalità.
L'iniziativa prevede seminari e attività formative nazionali e di ateneo, per cui non saranno utilizzate risorse economiche, ma solo relazionali, basandosi sulla disponibilità di docenti universitari e studenti. Per l'attuazione del protocollo, valido per due anni, lavorerà un gruppo di lavoro misto del Miur e di Libera.

L'università di Bologna a dicembre 2006 aveva già firmato un accordo di cooperazione culturale con Libera, da cui ha preso le mosse in primavera un bellissimo ciclo di seminari sulla mafia, organizzato presso la facoltà di Giurisprudenza dal docente di Sociologia del diritto Stefania Pellegrini. Spero che in molti altri atenei, con la firma del Protocollo a livello ministeriale, si organizzino seminari di questo tipo, poiché la presa di coscienza dell'entità e della gravità del fenomeno mafioso è il primo passo per contrastarlo efficacemente.

mercoledì 7 novembre 2007

CHE SCOOP.... IL DECALOGO DEL PERFETTO MAFIOSO




Incredibile, ma vero: i mafiosi hanno un codice di comportamento. Non lo sapevamo. Forse Falcone non ha mai scritto Cose di Cosa Nostra... Mah si, Buscetta non ha mai parlato!!!! Da bravi cristiani, i mafiosi hanno ripreso lo stile dei Dieci Comandamenti. Che originalità!

Questo è il "decalogo" del perfetto mafioso rinvenuto nel covo di Lo Piccolo...

1 - «Non ci si può presentare da soli a un altro amico nostro, se non è un terzo a farlo»

2 - «Non si guardano mogli di amici nostri»

3 - «Non si fanno comparati con gli sbirri»

4 - «Non si frequentano né taverne né circoli»

5 - «Si ha il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a Cosa nostra. Anche se c'è la moglie che sta per partorire»

6 - «Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti»

7 - «Si ci deve portare rispetto alla moglie»

8 - «Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità»

9 - «Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie»

10 - «Niente affiliazione per chi ha un parente stretto nelle varie forze dell'ordine, oppure chi ha tradimenti sentimentali in famiglia, o chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali»


Non è il film de Il Padrino, è la realtà. Ma a me fa ridere. E poi i valori morali di cui al punto 10....che miseria!!!!!!!!!

Insieme ai fogli del "decalogo", gli investigatori hanno ritrovato un'immaginetta sacra con la formula rituale di affiliazione: "Giuro di essere fedele a Cosa Nostra. Se dovessi tradire le mie carni devono bruciare come brucia questa immagine".

A parte ciò, è stata rinvenuta anche qualcosa che sembra ben più importante, ossia una c.d. mappa del potere.
Dal Corriere della Sera:
"Nella borsa in pelle dove il padrino conservava una corposa documentazione, gli investigatori hanno trovato anche una «mappa» aggiornata di tutti i mandamenti mafiosi, che contiene alcune sorprese. Ad esempio lo «storico» mandamento di San Lorenzo, un tempo guidato da Don Saro Riccobono, di cui Totuccio Lo Piccolo era guardaspalle, adesso ha assunto la denominazione legata alla borgata di Tommaso Natale, il rione a due passi dal quartiere Zen regno incontrastato dalla famiglia Lo Piccolo. Gli inquirenti sono concordi nell'affermare che tutte queste carte contengono informazioni preziosissime e che il materiale sequestrato consentirà «importanti sviluppi nelle indagini in corso e per i prossimi anni»".

PS Questa volta, per fortuna, il covo è stato perquisito subito! (ogni riferimento a Totò Riina è puramente casuale...).... ah, e perdonate il mio disfattismo!!!

lunedì 5 novembre 2007

Mafia, arrestato Salvatore Lo Piccolo

Da La Repubblica

PALERMO - Arrestati i boss latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Padre e figlio sono finiti in manette in una villetta a Giardinello, tra Cinisi e Terrasini, nel palermitano. Salvatore Lo Piccolo, latitante dal 1983, era ritenuto al vertice di Cosa Nostra palermitana. Dopo l'arresto di Bernardo Provenzano, infatti, avrebbe assunto il controllo dell'organizzazione criminale contendendo la leadership a Matteo Messina Denaro, boss latitante del trapanese.

Con loro sono stati arrestati anche i latitanti Gaspare Pulizzi e Andrea Adamo. Il primo è reggente di Brancaccio il secondo di Carini. Tutti inseriti fra i 30 maggiori ricercati d'Italia. I quattro erano impegnati in una riunione fra boss. Le manette sono scattate anche per altri due favoreggiatori. La notizia è arrivata mentre a Palermo si celebra la 'Giornata della memoria' in ricordo di tutte le vittime della mafia, voluta dall'ex cardinale e arcivescovo Salvatore Pappalardo.

I Lo Piccolo sono stati arrestati in due villette, due abitazioni in cemento totalmente ammobiliate. Al contrario di Bernardo Provenzano, che viveva in un casolare immerso nelle campagne, i due boss erano in appartamenti veri e propri, anche se periferici, vicino al mare.

Il blitz ha impegnato circa quaranta agenti della sezione Catturandi della squadra mobile. I poliziotti hanno fatto irruzione nella villetta dopo aver circondato la casa in cui si trovavano i quattro latitanti, che erano riuniti nel garage. Erano tutti armati. Gli agenti hanno pure sparato alcuni colpi di arma da fuoco. Nel covo sono stati trovati documenti, denaro e armi.

Il volto di Salvatore Lo Piccolo è differente da quello ricostruito dall'identikit che era stato effettuato durante le indagini su indicazione di alcuni collaboratori di giustizia. Il capomafia ha la barba incolta, veste casual, e indossa un giubbotto di pelle. Il figlio del boss, Sandro Lo Piccolo, ricercato da dieci anni, somiglia molto all'ultima foto di cui erano in possesso gli investigatori. Ha i capelli corti e il volto rasato.

Le indagini che hanno portato all'operazione che ha consentito l'arresto dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, di Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi, è stata condotta dai pm Nico Gozzo, Gaetano Paci e Francesco Del Bene. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo. (...)

"Siamo tutti soddisfatti per l'arresto di Salvatore e Sandro Lo Piccolo", ha detto il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. "Dall'arresto dei due - ha detto il capo del pool antimafia - ci attendiamo la disarticolazione dell'apparato criminale sul territorio. I due grandi latitanti erano punto di riferimento dei capimafia che esercitavano il controllo sull'apparato economico. Adesso ci attendiamo una conseguenza positiva anche sul piano della possibilità della collaborazione dei cittadini".

"E' un risultato straordinario che dimostra che questo non è un ufficio allo sbando e che il pool antimafia è pienamente operante - ha detto il pm palermitano Gaetano Paci -. Ovviamente - ha aggiunto - alla polizia di Stato va il merito di avere portato a compimento una brillante operazione".