lunedì 10 dicembre 2007

La Mafia Spa ricicla anche in Abruzzo

Riporto un articolo riportato nel quotidiano online "Cronaca d'Abruzzo" scritto da Piero Carducci, presidente dell'Abruzzo Lavoro, agenzia dell'impiego nell'omonima regione del Centro Italia.

E’ la mafia la prima azienda italiana: con i suoi 90 miliardi di euro di fatturato annuo, non teme rivali. Una somma esorbitante pari a tre manovre finanziarie “pesanti” che viene generata da attività molto diversificate: sfruttamento della prostituzione, traffico di droga e armi, estorsione ed usura. Un giro d’affari in continua espansione, un’industria che non conosce crisi. L’azienda mafiosa ha i suoi manovali, addetti ai lavori sporchi, ed i suoi dirigenti in colletto bianco, che si curano del riciclaggio dei proventi delle attività illecite, operando in un cono d’ombra dove è sovente opaco il ruolo svolto dalle banche e dalle società finanziarie.
Insomma, la “Mafia Spa” si inserisce ad un certo punto nel mercato - anche grazie alla complicità di “normali” operatori - compra alberghi e ristoranti, lavanderie e autorimesse, villaggi turistici e barberie, che operano nell’”economia legale” come una qualsiasi azienda. E qui c’entra l’Abruzzo. La nostra regione non è territorio di mafia, nel senso proprio del termine, ma è uno di quei territori relativamente tranquilli scelto dalla “Mafia Spa” per ripulire il denaro sporco, grazie all’attività di prestanome e di società che investono nel mercato. Investimenti che prediligono attività di particolare redditività. La mafia investe sul sicuro, a partire dal mattone. Ed accade così che, applicando elementari calcoli statistici, viene fuori che in Abruzzo sono troppi i palazzi e gli alberghi, gli sportelli bancari ed i centri commerciali, sono troppi i ristoranti ed i locali notturni, sono troppe finanche le lavanderie. Si tratta di attività perfettamente legali che svolgono una duplice funzione: da un lato, assorbono i denari provenienti dal giro d’affari criminoso, dall’altro, forniscono un consistente utile annuo alla “Mafia Spa”. Si tratta di beni commerciabili che, all’occorrenza, possono essere venduti fornendo ingenti capitali da reinvestire. Ed è questo del patrimonio il punto sensibile del mafioso e d’attacco di qualsiasi efficace strategia di contrasto alla criminalità organizzata. Molto più efficace della appariscente cattura dei boss latitanti, pure utile ma dai risultati effimeri, poiché come in tutte le aziende che si rispettino nessuno è indispensabile e, pertanto, i boss catturati vengono rapidamente rimpiazzati. Il patrimonio, invece, non è facilmente e rapidamente ricostituibile. La confisca del patrimonio, inoltre, mette in pericolo l’intera circolazione del capitale dell’organizzazione, che si trova privata del denaro fresco necessario al pagamento degli “stipendi”, all’acquisto delle materie prime (ad esempio la droga grezza) ed all’espansione su nuovi mercati. Ecco perché a un mafioso poco importa di fare il carcere per traffico di droga (con pene normalmente inferiori ai 5 anni), mentre interessa moltissimo preservare il patrimonio accumulato che consente ai criminali di sistemare le famiglie praticamente per sempre e di preservarne la capacità di espansione. La strada da seguire per combattere la grande criminalità è dunque quella del tracciare i patrimoni, a partire dalle regioni, tra le quali è l’Abruzzo, dove la mafia ha trovato un terreno favorevole allo stabile radicamento, per via dell’investimento in attività lecite dei proventi illeciti. Il percorso è molto lungo, le difficoltà enormi, le complicità politiche ed economiche diffuse, ma l’unica maniera per contrastare l’inquinamento sociale ed economico rappresentato dai miliardi di euro sporchi della mafia è la confisca dei patrimoni. Banche collaborando...

1 commento:

BC. Bruno Carioli ha detto...

Ecco perchè il sequestro dei patrimoni mafiosi è uno degli strumenti più efficaci.