domenica 28 ottobre 2007

ANDREOTTI CONDANNATO: PER UNA VOLTA NON PRESCRITTO

Il nostro "amatissimo" senatore a vita Giulio Andreotti è stato condannato per diffamazione nei confronti del giudice Mario Almerighi, ex pretore di assalto a Genova negli anni Settanta. Andreotti, quando nel 1999 venne assolto in primo grado per insufficienza di prove, si scagliò contro Almerighi, accusandolo di aver reso una deposizione falsa, in relazione alle confidenze del senatore Casadei Monti sulle pressioni che Andreotti aveva esercitato sul Ministro della Giustizia Rognoni per bloccare un procedimento disciplinare nei confronti del c.d. Ammazzasentenze, Corrado Carnevale.

Il "prescritto a vita", come definisce Travaglio il senatore a vita, paragonò Almerighi ai falsi pentiti, sostenendo che affidare la giustizia a gente come lui «è come lasciare la miccia nelle mani di un bambino». "Almerighi querelò. Andreotti tentò di salvarsi con la solita insindacabilità-impunità parlamentare e nel gennaio del 2001 il Senato gli regalò con voto bipartisan lo scudo spaziale. Ma la Corte costituzionale glielo tolse («Non spetta al Senato affermare che le opinioni espresse dal senatore Andreotti costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni»). Così il processo ripartì e finalmente, il 15 giugno scorso, il prescritto a vita è stato condannato dal Tribunale di Perugia a 2mila euro di multa (interamente condonata dall’in-
dulto-vergogna, che copre anche le pene pecuniarie), oltre a 20mila euro di provvisionale a titolo di acconto del risarcimento del danno da fissare in separata sede civile". (Antimafia duemila).

Nella motivazione della sentenza si legge che Andreotti è colpevole in quanto «era ben consapevole che le sue parole gravemente diffamatorie, inutilmente volte a gettare fango su Almerighi, erano destinate alla divulgazione e alla pubblicazione». "Quanto ad Almerighi, «può ritenersi provata la circostanza che quel tipo di confidenza (sui traffici di Andre-
otti pro Carnevale, ndr) gli era stata fatta per davvero» da Casadei Monti: lo provano le «concordi deposizioni» di almeno tre magistrati e l’atteggia-
mento dello stesso Almerighi il quale, «spinto da un’ansia di verità, che muoveva dallo sdegno per i tanti morti tra le file dei suoi amici» (da Ciaccio Montalto a Falcone e Borsellino), giunse «a divaricare la sua posizione da quella dell’amico confidente Casadei Monti, a costo di esporre lui o se stesso al rischio di non esser creduto». Almerighi dunque ha detto la verità; Andreotti invece «plurime esternazioni menzognere» e insulti «lanciati come strali dinanzi ai quale si resta impietriti»".

1 commento:

AnnalisaM. ha detto...

Complimenti per il blog, ti ho messo fra i link amici. Ciao!